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Craxi e Sangiuliano raccontano Putin

Vittorio Feltri e Gennaro Sangiuliano

Vladimir Vladimirovic (Volodja) Putin, presidente della Federazione russa, il leader “outsider” che viene dal freddo, non solo siberiano ma anche quello del “salotto buono” del mondo occidentale, che lo osteggia, raccontato a “Piazza Craxi, statista e leader del Psi”. È stata Stefania Craxi, mercoledì 2 marzo, a ospitare nella sala della Fondazione, dedicata alla memoria del padre Bettino – sala con tanto di targa di quella metaforica piazza Craxi che in Italia ancora non c’è – la presentazione del libro, con particolari inediti, sul presidente russo, “Putin, vita di uno Zar” (Mondadori) di Gennaro Sangiuliano, giornalista e storico, vicedirettore del Tg1.

Bettino Craxi Putin per ovvie ragioni anagrafiche non ebbe modo di conoscerlo, ma fu, come ricorda Stefania, ex sottosegretario agli Esteri del governo di Silvio Berlusconi, “il primo leader occidentale a incontrare Gorbaciov” sul finire del Comunismo sovietico. Putin, già tenente colonnello del Kgb, che, sottolinea Sangiuliano, “non era solo il braccio armato del Pcus, ma anche il luogo della élite dello Stato”, per Stefania Craxi è non solo un protagonista “centrale, al di là di ogni giudizio di merito, nello scenario politico internazionale e nella geopolitica globale, dalla lotta all’Isis, al rapporto con l’Asia, alle strategie energetiche mondiali. Ma è soprattutto figura paradigmatica di come si affermano le vere leadership.

Quella raccontata da Sangiuliano, per la Craxi, “è la storia di un leader che nasce dal nulla, di fatto, di un outsider che si afferma dopo un lungo travaglio, indice che la classe dirigente di un Paese, le stesse leadership, non possono conoscere scorciatoie e percorsi privilegiati se vogliono essere davvero tali”. “Volodja”, il leader che viene dal freddo, descritto da Sangiuliano quando era un ragazzo “biondiccio, piccolo di statura ma dotato di grande determinazione”, e poi “personaggio complesso e enigmatico”, un vero outsider come Bettino Craxi, non si trovò a lottare tra le due “Chiese”, quella del Pci e quella della Dc. Ma anche lui, su scala mondiale, con due potenti fattori, ha avuto a che fare: “Il Comunismo e il Muro del turbo-capitalismo crollato con il fallimento della Lehman Brothers, il crack che ha sconvolto l’economia mondiale”. Putin “è la terza via” rispetto al crollo di questi due muri rappresentati dal Comunismo e dalla globalizzazione selvaggia.

Non è un leader democratico? Stefania Craxi lo definisce “una guida autorevole” e fa sue le parole di Lucio Caracciolo direttore della rivista Limes, secondo il quale “la Russia non è una democrazia perché se lo fosse non esisterebbe”. Anche se, aggiunge Stefania, “io preferisco dire che la Russia non può essere una democrazia nel senso classico del termine”. Ma per lui, tutti i guai e tutte le accuse, come ricorda Margherita Paolini coordinatrice di Limes, sono “venuti in seguito alle scelte sulla politica energetica”.

Stefania Craxi stigmatizza le scelte sbagliate del governo italiano che “non ha fatto nulla contro il dissolvimento del progetto del gasdotto Southstream”. Politica energetica e non solo: sanzioni, per quella che è stata denunciata come l’occupazione della Crimea, quando “la Crimea è stata da sempre una terra russa”. Ma più in generale, a “Piazza Craxi”, Putin ha il merito storico, sottolinea la padrona di casa, “di aver ridato orgoglio e identità alla Russia, è riuscito a riplasmare un’identità nazionale forte, in cui tutti possono ritrovarsi, che tiene insieme lo stemma e il nastrino zarista, l’inno sovietico con la vecchia musica e nuove parole…”.

Un’impresa racchiusa in una frase dello stesso “Zar” della Federazione russa messo nella parte posteriore della copertina del suo libro: “Chi vuole restaurare il comunismo è senza cervello. Chi non lo rimpiange è senza cuore”. Parole di “Volodja”, formatosi anche ai principi del dissidente del regime sovietico Aleksandr Solgentsin, e vissuto da ragazzo a Leningrado in una kommunalka, ovvero una casa collettiva, di quelle che è possibile vedere nel film “Il dottor Zivago”, dove lui e la sua famiglia avevano a disposizione solo 15 metri quadrati. Rivela Sangiulano: “E’ quello che ricordò Putin a Obama. Mettendogli una mano sul braccio, in uno dei loro primi incontri gli disse: io vengo da una kommunalka, tu invece da una villa con piscina alle Hawai…”.

La storia di un outsider raccontata a “Piazza Craxi”, a “casa” di un altro leader outsider, ancora troppo outsider nella memoria politica del Paese.


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