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Perché le nozze tra Repubblica e Stampa non sono fantasiose

Con sempre maggiore insistenza si parla di un matrimonio, che ormai sarebbe alle porte, fra Repubblica e La Stampa. Per ora, si legge, gli avvocati dovrebbero mettere in piedi una specie di holding dove cominciare a fare un po’ di sinergie. Ma il punto d’arrivo dovrebbe essere una fusione.

In attesa di conferme ufficiali, ci si può chiedere se tutto ciò abbia un senso oppure no. La risposta è positiva, da entrambi i lati. Tutte e due i gruppi hanno problemi di tipo economico, nel senso che questi giornali non sono fonti di ricchezza (secondo Il Foglio, domenica l’Espresso cessa di avere un’esistenza autonoma e diventa supplemento domenicale di Repubblica). Ma sono anche passati i tempi in cui i giornali servivano, comunque, per difendere la propria area: ormai non ci sono più aree da presidiare. E quindi bisogna che almeno non perdano soldi.

Ma ci sono anche ragioni più specifiche. Da parte degli Agnelli c’è il fatto che sono sempre meno interessati alla stampa italiana. Ormai il loro è diventato un gruppo multinazionale e quindi, semmai, c’è il desiderio di giocare su quel piano anche con la stampa (e infatti sono entrati nell’Economist).

Dalla parte dei De Benedetti lo scenario è un po’ più complicato, ma nemmeno tanto. I giornali, come si sa, sono sempre stati una passione dell’Ingegnere. Ai figli sono sempre piaciuti meno e si dice che più volte abbiano fatto pressione perché se ne liberasse. Il futuro dell’impero di carta che ruota intorno a Repubblica è quindi legato all’esistenza fisica dell’Ingegnere. Una volta scomparso lui, probabilmente tutto verrebbe liquidato o smantellato. Da qui la necessità di trovare una sistemazione più stabile. E allora infilare i giornali del gruppo dentro una holding più vasta potrebbe essere un’idea corretta.

È appena il caso di notare che fra i due gruppi in passato ci sono stati momenti molto tempestosi. Su quegli antichi dissidi, però, ormai è scesa molta polvere. E sembra di capire che stanno prevalendo ragionamenti più di tipo economico e concreto. Non sarà domani, forse nemmeno dopodomani, ma questa fusione sembra essere il punto di arrivo delle due avventure editoriali.

Ma i terremoti nella stampa italiana non sono finiti. E’ in arrivo un tornado che riguarda la Rcs e quindi il Corriere della Sera. Risulta che buona parte dei soci storici, i più importanti, sono pronti a andarsene alla prima occasione. Hanno già deciso di lasciare gli Agnelli, Tronchetti Provera e tutte le banche.

Al momento non è dato immaginare chi possa prendere il loro posto. Della Valle e Urbano Cairo, che sono già azionisti? Forse, anche se la Rcs sembra essere un boccone un po’ troppo grande per loro.

(Articolo pubblicato sul sito di Uomini & Business)



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