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Riforma Bcc, 5 domande ai parlamentari

iccrea, bcc

Egr. Onorevole,

dalla rassegna stampa leggiamo cose surreali a proposito della discussione parlamentare sul credito cooperativo. Per chi opera positivamente e da lungo tempo in questo movimento, la discussione in corso è semplicemente inadeguata e fuorviante. Sembra che il Governo dia direttive al Parlamento e non viceversa, con buona pace della nostra Costituzione.

Sulla questione della riforma delle BCC proviamo a porci ed a porvi 5 domande pertinenti:

1.  Sapete che stiamo parlando di un movimento creditizio che ha una storia di 130 anni di onorato servizio al Paese?  Che stiamo parlando delle banche più amate dagli italiani? Le banche più utilizzate dalle piccole e piccolissime imprese che sono l’ossatura della nostra economia? Le BCC, queste BCC, sono il modello giusto per il nostro tessuto economico soprattutto nelle zone periferiche. Banche che durante la crisi hanno incrementato i fidi alla clientela, l’occupazione e gli sportelli mentre le altre banche li hanno ridotti.

2.  Sapete che state sostanzialmente trasformando delle società di persone in sudditi di una società di capitale? Sapete che non state assolutamente tutelando chi ha fatto sana e prudente gestione a vantaggio della filosofia del “facciamo di tutte le erbe un fascio”? Il modello di sviluppo delle BCC non è mai stato in difficoltà e se qualche difficoltà c’è stata in qualche BCC si è trattato di cattiva gestione non certo di cattiva formula. Al contrario, con questa riforma dobbiamo preoccuparci di dare autonomia alle BCC  più efficienti. Premialità intesa  come un riconoscimento  ma anche come obiettivo: autonomia e responsabilità insieme, come predicava don Sturzo.

3.  Mi spiegate perché tutto il dibattito verte sulla cosiddetta way out, che riguarda una decina di BCC, e nessuno si preoccupa delle altre 350 che non sono interessate alla way out? Perché vi preoccupate tanto di chi vuole andare via (poche, forse una) e non di chi deve restare (molte) e che essendo piccole possono solo piegare la testa di fronte a questo sostanziale commissariamento rappresentato dal gruppo unico senza facoltà di recesso?

4.  Mi spiegate perché non accogliere la proposta del Prof. Borzaga, Preside della Facoltà di Economia di Trento, che dice che le BCC più grosse possono essere semplicemente lasciate libere di non aderire al Gruppo e così tutto si risolve senza alchimie societarie, senza traumi sulle riserve indivisibili, sul cambio di ragione sociale, sul pedaggio fiscale, ecc.?  Se il Parlamento è bloccato solo sulla discussione della way out il che significa che vi preoccupate così tanto solo di come far uscire qualcuno, vuol dire che il Gruppo non è una opportunità ma un imbroglio. E allora perché imbrogliare le piccole BCC?

5.  Perché un Governo di centro-sinistra dà l’impressione evidente di stare con i grossi anziché con i piccoli? Perché un Governo di centro-sinistra mette deliberatamente in subbuglio le crescenti cooperative di credito per favorire indirettamente le calanti grosse banche non cooperative? Siamo vittime di lobby?

Sappiamo che nessuno ci risponderà, ma prenderemo il vostro silenzio come un assenso… grazie. Cordiali saluti.

Antonio Marino – Direttore Generale BCC di Aquara
Michele Albanese – Direttore Generale BCC Monte Pruno di Roscigno
Angelo De Luca – Direttore Generale BCC di Buonabitacolo
Marco Bindelli – Vice Presidente BCC di Civitanova Marche
Giampiero Colacito – Direttore Generale BCC di Civitanova Marche
Emanuele Di Palma – Direttore Generale BCC S. Marzano di Taranto
Lino Siciliano – Direttore Generale BCC Mazzarino
Massimo Nelti – Direttore Generale BCC Marcon Venezia
Fabrizio Marinelli – Risk Manager BCC di Ripatransone
Venero Rapisarda – Direttore Generale del Credito Etneo BCC di Catania
Domenico Amato – funzionario BCC di Sassano
Gianni Tortella – Direttore CRA Borgo S. Giacomo
Giuseppe Calabrese – Direttore Generale BCC La Riscossa di Regalbuto
Marco Vitale – economista


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