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Cosa pensano i piccoli soci Telecom Italia di Orange, Vivendi e Sparkle

Giù le mani da un asset strategico come la controllata Sparkle. E occhio alle mosse di Bolloré con Vivendi: si rischia un portage per Orange (prospettiva francese da evitare per il gruppo italiano). E comunque tra Vivendi e Telecom Italia non si capiscono davvero quali siano le sinergie industriali. Ecco il pensiero dell’associazione Asati che riunisce e rappresenta i piccoli azionisti del gruppo presieduto da Giuseppe Recchi e guidato dall’amministratore delegato, Marco Patuano, così com’è espresso dal presidente di Asati, Franco Lombardi, in questa conversazione con Formiche.net.

Cosa pensa di Orange in Telecom Italia? Renzi non benedice l’acquisizione ma sul mercato si parla del progetto. Addetti ai lavori dicono che la società francese non ha come priorità l’espansione in Europa. Ma c’è chi dice che Vivendi poi potrebbe vendere a Orange.

L’eventuale acquisizione da parte di Orange di TI non porta nessun beneficio al nuovo piano triennale 2016-2018 di TI, molto aggressivo, che prevede 12 miliardi di investimenti di cui circa 7 in reti innovative fibra e mobile. Non porta né nuove idee né risorse economiche.

Ma perché critica l’operazione ipotizzata?

Farebbe solo l’interesse di Orange che con le sue dimensioni – capitalizzazione doppia, fatturato, numero clienti – farebbe solo togliere dal mercato la società Italiana, con forti rischi sul mantenimento del livello occupazionale. E anche dei piccoli azionisti perché sono operazioni di sistema che passerebbero fuori mercato senza magari anche un’OPA totalitaria.

Ma Vivendi di Bolloré in questa operazione non avrebbe alcun ruolo?

Vivendi, come sottolineato da Asati quando iniziò la scalata a luglio 2015, potrebbe essere anche un portage per un consolidatore e quindi anche per Orange, questo se l’interesse di Vivendi è solo finanziario e non di lungo corso.

Perché sovente si parla della strategicità della rete fissa di Telecom Italia e mai dell’asset Sparkle

La sicurezza delle comunicazioni – sempre ma soprattutto in questo momento – è uno degli asset fondamentali del Paese, come dimostrano tutti gli attacchi terroristici in Francia e in altri Paesi. Molte di queste azioni come noto sono state evitate, e anche in Italia recentemente, con un’intelligence che si basa anche su intercettazioni a livello nazionale e internazionale. Di Sparkle si parla poco perché poco conosciuta dal mercato nazionale con cui non ha rapporti commerciali significativi, mentre avendo una delle reti intercontinentali di cavi sottomarini più estese del mondo dagli Stati Uniti, ai collegamenti tra i Paesi sud del Mediterraneo, Israele, Tunisia, Libia e tutti gli altri, con tutta l’Europa, è ben conosciuta dai carrier intercontinentali e soprattutto utilizzata dai servizi di intelligence di molti Paesi. E questo per l’Italia dovrebbe essere una risorsa strategica da difendere. Come è possibile far passare il controllo di tutta questa rete, che poi tra l’altro è l’eredità lasciata dalla vecchia Italcable, ad uno Stato straniero?

Secondo lei Vivendi e Niel davvero non lavorano in simbiosi in Telecom?

Questo non è noto a nessuno se non tra loro se esiste un patto segreto, ma quando il presidente Hollande l’altro giorno a Venezia e a poche ore di distanza il Ceo di Orange Richard dichiara dall’Egitto se Bolloré ci chiama ci siamo, tenendo presente che la Francia, il paese della Force de frappe, del forte dirigismo, dei leader dell’espansionismo, qualche dubbio e sospetto che l’operazione annunciata sia di sistema e quindi concordata ci sta. E’ vero che il ministro francese Macron a Le Monde disse, riferendosi a Bolloré e Niel, ‘bene ai capitalisti francesi che vanno nel cortile dell’Italia a fare le loro azioni finanziarie’, senza assolutamente che nessun politico Italiano abbia detto “A”, ma noi non siamo così sprovveduti a credere a queste casualità. Se poi dietro c’è anche Niel non lo sappiamo, ma lo scopriremo presto cosa vuol fare con questo diritto di azioni per un 10%.

Che progetto ha Vivendi per Telecom Italia? Non pensa che abbia una logica industriale la prospettiva Vivendi-Telecom-Mediaset Premium? Ossia Vivendi compra Mediaset Premium e Mediaset che punta sulla rete Telecom per avere un futuro oltre il digitale terrestre?

Non c’è nessuna logica industriale, tra Vivendi e TI non c’è nessuna sinergia significativa. Chi lo dice mente, bastava come ben fatto da TI fare un bell’accordo commerciale, vedi SKY, Netflix e altri, e vendere i contenuti senza entrare oggi in un ovvio conflitto di interessi. Si pensi a quanto è successo con Telefonica, che è un grande operatore di tlc, si annunciavano 3 miliardi di euro di sinergie in 3 anni in Telecom Italia. Risultato finale: un numero vicino allo zero. Quindi pensi se possono esserci sinergie con Vivendi! Vivendi realizzerà una plusvalenza sul loro investimento avendo: oggi loro hanno un valore di carico del 23.48% a circa 1,1 euro.

Allora per Asati qual è la scenario preferibile per Telecom? E quali prospettive davvero ci sono per un gruppo oberato da una zavorra di indebitamento netto pari a 27 miliardi?

La prospettiva migliore nell’arco del nuovo piano triennale è di rimanere con il perimetro attuale, realizzare e completare le reti Fttc e Ftth già programmate. Poi continuare a investire in Brasile perché una vendita oggi sarebbe un suicidio e non potrebbe prevedere, vista la crisi economica attuale del Brasile, un valore della società superiore a 4-5 volte l’Ebitda contro le 8-9 volte quando fu valutata la vendita di GVT da Vivendi a Telefonica.

Ci si dimentica del debito…

Il debito è il vero grande problema di TI, e quindi l’alto rapporto che oggi ha il Debito/Ebitda, però bisogna tener presente che ci sono in arrivo anche partite positive, il completamento della vendita di ieri dell’Argentina, il completamento della vendita delle torri, il convertendo operazioni che potrebbero apportare presto una cifra intorno ai 3 miliardi di euro a fine piano.


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