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Venezia, cosa chiede la crocieristica a Renzi e Delrio in Adriatico

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Caro presidente Renzi, caro ministro Delrio, è ora che risolviate una volta per tutte il caso delle grandi navi che non possono accedere a Venezia perché rischia di affondare l’economia dell’Adriatico. Nell’ultimo biennio infatti è stata una crisi nera per i 20 porti dell’intero versante dalla Puglia al Friuli con le entrate diminuite di 113 milioni di euro e con esse i turisti da crociera: se ne sono persi per mare oltre 560mila.

I DESTINATARI DELLA LETTERA

È questo il senso di una lettera aperta al premier e al titolare delle Infrastrutture e dei Trasporti promossa dalle comunità adriatiche che viene recapitata a Palazzo Chigi alla vigilia del summit bilaterale Italia-Francia che si terrà domani al Palazzo ducale di Venezia alla presenza di Matteo Renzi e François Hollande, incontro istituzionale dedicato tra l’altro alla memoria della ricercatrice veneziana Valeria Solesin, vittima degli attentati terroristici dello scorso 13 novembre.

I FIRMATARI

Il parterre dei firmatari è piuttosto ampio: si va da Andrea Corsini, assessore al Turismo della Regione Emilia Romagna, a Silvio Maselli, assessore al Turismo di Bari, da Natalino Gigante, presidente della Camera di Commercio di Ravenna, a Fabiano Galiano, presidente del Consorzio Apulia Taxi fino a Benito Borioni, presidente di Confartigianato Taxi Ancona. Insomma il mondo produttivo quello che ogni giorno vede scendere la presenza di turisti nelle coste adriatiche e con loro anche le risorse economiche. La regia dell’iniziativa è del comparto crocieristico da due anni soffre a causa dell’immobilismo del governo che ha bloccato l’accesso delle grandi navi – quelle che superano le 96mila tonnellate – per Venezia.

L’IMPATTO ECONOMICO DEL SETTORE

“Il nostro settore contribuisce fortemente allo sviluppo delle comunità locali adriatiche, con un impatto economico stimabile in circa 450 milioni di euro l’anno. Dati questi numeri, il Governo dovrebbe considerare l’industria crocieristica, e il turismo in generale, un asset strategico per la ripresa economica italiana – spiega a Formiche.net Francesco Galietti, direttore nazionale per l’Italia di Clia, la più grande organizzazione internazionale delle compagnie da crociera – Ma sta accadendo esattamente il contrario: inerzia e incertezza stanno mettendo a serio rischio la crocieristica a Venezia e, di conseguenza, nell’intero Mar Adriatico. Da tempo il settore crocieristico chiede al governo di affrontare la questione per trovare una rotta di accesso alternativa per le navi da crociera a Venezia. Con questo appello, anche le comunità locali adriatiche si sono unite alla richiesta: ora è dovere delle istituzioni centrali prendere una decisione e arrivare a una soluzione per Venezia e, quindi, per l’intero Adriatico”.

IL VUOTO REGOLATORIO

Tutto ha inizio nel marzo di due anni fa quando il Tar boccia il decreto Clini-Passera che regolamentava il passaggio delle navi da crociera prevedendo dei divieti di transito nel bacino di San Marco e nel canale della Giudecca. Un decreto che arrivò all’indomani della tragedia del Giglio senza alcuna istruttoria preliminare disponendo una serie di divieti alla navigazione nel canale della Giudecca che sarebbero dovuti diventare però operativi soltanto a partire dal momento in cui fossero state rese concretamente disponibili altre vie di transito. Cosa che non è mai avvenuta e, di qui, ecco il vuoto regolatorio che ha messo in ginocchio l’industria crocieristica a Venezia dove, ad esempio, Msc Crociere ha annunciato una riduzione del 40% delle loro navi nella città lagunare.

LE RICHIESTE AL GOVERNO

“Il Doverno deve fare presto – prosegue Galietti – ma anche fare bene: non bisogna lasciarsi ingannare da progetti, come la piattaforma offshore proposta da Cesare De Piccoli, che promettono di mantenere la navi a Venezia, ma che in realtà presentano problematiche invalicabili dal punto di vista tecnico e logistico che segnerebbero la fine dello status di home port per le navi da crociera a Venezia. La stagione crocieristica è alle porte e il tempo a disposizione per assicurare un futuro al settore nell’Adriatico sta per terminare: se ne sono accorte le istituzioni locali, i parlamentari veneziani, le comunità adriatiche stesse. Ora tocca al Governo”.

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