Oggi a Torino prenderò parte ad un grande Attivo unitario di Uilm, Fiom e Fim, in cui spiegherò le ragioni dello sciopero nazionale dei metalmeccanici. Si tratta di quattro ore da tenersi il prossimo 20 aprile. Con me ci saranno i leader dei metalmeccanici di Cgil e Cisl, Maurizio Landini e Marco Bentivogli. Replicheremo l’evento, con il medesimo assetto e gli stessi contenuti per altre quattro volte: il 4 aprile a Bologna, il 6 aprile a Vicenza, il 7 aprile a Milano, l’8 aprile a Bari. Ma da qui al 12 aprile anche altri capoluoghi (i principali di ogni regione) saranno caratterizzati da analoghi Attivi in cui interverranno insieme tre segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm. Nel medesimo arco temporale centinaia di assemblee unitarie si svolgeranno nei luoghi di lavoro per rendere note le motivazioni per cui i metalmeccanici incroceranno le braccia e per ascoltare ciò che pensano i lavoratori.
Lo sciopero e il nuovo vertice di Confindustria possono apparire come eventi scollegati tra loro, ma, invece, presentano una stretta relazione con la nostra vicenda contrattuale. Ma procediamo con ordine. Prima di tutto, ricordiamo i motivi dello sciopero che sono gli stessi che abbiamo anticipato il 15 marzo scorso, ben nove giorni prima che decidessimo la mobilitazione del 20 aprile. Speravamo che Federmeccanica ci desse un segnale di ripensamento sulla piattaforma contrattuale a noi esposta, a partire dalla questione salariale. Ma così non è stato. Proprio a questo proposito continua a non essere accettabile la proposta formulata da Federmeccanica e Assistal sul salario, perché non riconosce al 95% dei lavoratori alcun aumento, rendendo così inutile e residuale il Contratto nazionale. È nostro obiettivo affermare il ruolo generale del Ccnl quale strumento di reale garanzia del potere d’acquisto del salario per tutte le persone che lavorano nelle imprese metalmeccaniche.
Tutto questo va determinato insieme a una qualificazione e a un’estensione della contrattazione di secondo livello (aziendale e territoriale) che, quindi, confermano la struttura contrattuale su due livelli. Va, inoltre, stralciata dal negoziato la richiesta di Federmeccanica di collegare la maturazione dei PAR alla presenza che configura nei fatti una volontà di aumentare gli orari di lavoro. Bisogna sempre più qualificare la contrattazione aziendale delle forme e dei regimi di orario, delle flessibilità anche per le esigenze delle persone, di una nuova conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e una reale tutela dell’occupazione. Risultano inadeguate le risposte fornite da Federmeccanica e Assistal in materia di clausola sociale per gli appalti, di salute e sicurezza, trasferte e reperibilità, tutele contro i licenziamenti individuali e collettivi, istituzione di una finestra contrattuale per il comparto Ict. Siamo seriamente convinti della necessità di un nuovo sistema di inquadramento, un più efficace sistema informativo e di partecipazione, reali politiche del lavoro, la sperimentazione di forme di banca ore che favoriscano il pensionamento e l’ingresso di nuovi giovani, l’integrazione e la formazione per i migranti, linee guida per il lavoro agile e il telelavoro, la salute e sicurezza e sul Testo Unico sulla rappresentanza
Ad onor del vero non abbiamo sottovalutato le importanti disponibilità espresse da Federmeccanica e Assistal su richieste sindacali quali la sanità integrativa e il diritto soggettivo alla formazione, la previdenza complementare, il diritto allo studio e i congedi parentali. Ma si tratta di disponibilità tuttora insufficienti e la distanza sulla suddetta questione salariale rimane davvero incolmabile. Dal 22 dicembre, il giorno in cui Federmeccanica ci ha comunicato ufficialmente la sua piattaforma, nulla è cambiato. Quel salario minimo di garanzia, così com’è strutturato garantisce più le imprese che i lavoratori. In realtà non si vuole garantire un salario minimo, assicurato dal livello nazionale ed incrementabile con ulteriori aumenti da concordarsi al secondo livello. Gli imprenditori metalmeccanici vogliono stabilire un salario minimo per i vari livelli di inquadramento professionale su cui innestare, ogni anno, i potenziali aumenti determinati dall’indice Ipca, rispetto all’andamento dell’inflazione dell’anno precedente.
I vari livelli di salario minimo andrebbero poi comparati con i salari reali di ogni singolo lavoratore. Si tratta di salari che potrebbero rivelarsi superiori ai minimi contrattuali in essere a tutto il 31 dicembre 2015 a causa di vari motivi, ovvero perché ai minimi contrattuali si possono essere aggiunti nel tempo aumenti derivanti da superminimi individuali e collettivi, premi di produzione, importi retributivi fissi e scatti di anzianità. Insomma, gli eventuali aumenti del salario nominale derivanti dall’andamento dell’indice Ipca andrebbero nelle tasche di quei lavoratori i cui salari di fatto risultassero inferiori ai nuovi minimi. Così com’è la proposta di Federmeccanica, per almeno vent’anni, secondo una nostra valutazione, il Contratto nazionale erogherebbe aumenti solo al 5% dei lavoratori della platea metalmeccanica. Inaccettabile! Come può intrecciarsi a questo punto la nostra vicenda contrattuale con la designazione al vertice di Confindustria? Non è questione di nomi, ma di ‘modus operandi’.
Di sicuro il nuovo presidente di Confindustria, che sarà designato oggi, non vorrà inaugurare il suo mandato che inizierà il 26 maggio con una rottura in un settore così importante come quello dei metalmeccanici. Federmeccanica ed Assistal, invece, hanno scelto finora di mettere in discussione il contratto nazionale ed il modello partecipativo. A noi, quindi, spetta l’impegno di incontrare, informare ed ascoltare i lavoratori perché la controparte ha compiuto una scelta politica a cui dobbiamo rispondere con forza e vigore. E’ in discussione funzione e ruolo del Contratto nazionale e Federmeccanica ed Assistal devono cambiare idea. Ecco perché staremo fino al 19 aprile nei luoghi di lavoro e sciopereremo nel giorno prescelto. Quello del 20 aprile sarà il primo sciopero proclamato e organizzato unitariamente da Fim, Fiom e Uilm a partire dalla fine del 2007.
Insomma il primo sciopero unitario da più di otto anni a questa parte. Allora la vertenza – che come quella attualmente in corso era iniziata con due piattaforme separate, una di Fim e Uilm, l’altra della sola Fiom – si concluse, a gennaio del 2008, grazie anche a una mediazione del ministro del Lavoro di allora, Cesare Damiano. Da allora, è cambiato il mondo. E’ cambiato, purtroppo anche il nostro modo di confrontarci con gli imprenditori. Negli ultimo sei anni abbiamo rinnovato due contratti nazionali senza un’ora di sciopero perché con la controparte si discuteva senza strappi. Oggi scioperiamo non solo per rinnovare il contratto, ma per salvaguardare il livello nazionale dello stesso. Si tratta di una buona ragione per una giusta battaglia. Dall’esito dello sciopero si capirà ancor meglio da che parte penderà la bilancia nel confronto tra noi e Federmeccanica ed Assistal. Siamo convinti che sarà un successo per noi.