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Che succederà all’Aran?

Cosa succederà all’Aran lunedì prossimo? Alle ore 12 inizierà un nuovo incontro con le Confederazioni sindacali per cercare di chiudere una vertenza in atto dall’estate 2015. Il problema è costituito dalla chiusura del CCNQ relativo ad aree, comparti e rappresentatività sindacale confederale.

I comparti, dice il ministro Marianna Madia, devono passare da 10 a 4: ministeri, scuola, sanità, regioni + enti locali. Quattro come voleva l’ex ministro Renato Brunetta (2009), ma la tipologia dei 4 è stata decisa dalla Madia, creando qualche ambascia confederale. Sia nella Uil che tra qualche confederazione autonoma. Quali i dubbi?

Ecco alcune domande che arrovellano gli addetti ai lavori, non solo sindacali. Dove collocare ricerca e università? Con la scuola o con i ministeri? Quale valenza dare alla PdCM, ossia alla presidenza del consiglio dei ministri?

Non è finita. Come applicare la rappresentatività sindacale (raccolta a dicembre 2014 e marzo 2015, su 10 comparti…) ai nuovi 4 comparti? Come bilanciare i diritti acquisiti sulla rappresentatività, all’interno dei nuovi 4 comparti e delle nuove aree dirigenziali?

Non si tratta di problemi di lana caprina – si dice nei sindacati e nei ministeri – ma di varare norme che impattano pesantemente sulla democrazia nel pubblico impiego, sulla contrattazione centrale e periferica, su chi ha diritto a firmare i CCNL e gli accordi di secondo livello, su quanti e quali dovranno essere i distacchi sindacali, i permessi sindacali ecc. E quindi sulla possibilità di incidere all’interno della Pubblica amministrazione.

Il pericolo è quello che la parte pubblica vari delle regole pasticciate ed antidemocratiche, teme un sindacalista che preferisce restare anonimo. Regole che favoriscano la Triplice e penalizzino le altre Confederazioni autonome, presenti e “pesanti” all’interno della amministrazione pubblica, si borbotta tra gli autonomi.

Il presidente Aran, Sergio Gasparrini, è convinto – secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net – che lunedì si possa chiudere un accordo. Altri pensano che non sia il caso di essere ottimisti, perché i problemi posti all’Aran dalle confederazioni autonome sono molti e fondamentali.

Per questo, Gasparrini (narrano le cronache ministeriali) avrebbe ripetutamente incontrato CGIL-CISL-UIL. E in queste ore avrebbe incontrato alla spicciolata le confederazioni autonome. Nella speranza, non si sa quanto recondita, di rompere il fronte sindacale, con concessioni marginali. Una prassi, però, che suscita più di un mormorio tra alcuni sindacalisti di lungo corso, che paventano qualche manovra sotto banco o di corridoio.

Che farà la Uil ora? E la Confsal? E l’Usb? Ovvero: Gasparrini riuscirà a portare dalla sua parte la maggioranza del tavolo? Si vedrà.


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