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Cosa cambierà con l’accordo Aran-sindacati per i dipendenti statali

Non condividiamo l’ottimismo di quanti hanno detto e scritto che l’accordo Aran-Confederazioni della Pubblica amministrazione consentirà lo sblocco dei contratti pubblici. Ci sono volute 17 ore di trattativa per arrivare a definire 5 comparti pubblici, non i 4 previsti dalla legge Brunetta (d.lgs.150/09). Cinque e non 4 perché le Confederazioni autonome (soprattutto Confedir e Usae) sono riuscite a salvare la autonomia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, autonomia che l’Aran – inizialmente – non voleva garantire, alla faccia dell’articolo 75 della legge citata. Sono riuscite, dopo una lunga lotta verbale, durata settimane.

Chi ha vinto e chi ha perso? Nessuno, pari e patta.

Non ha vinto il governo, che non ha capito che sarebbe stata necessaria una diversa norma transitoria fino alla nuova raccolta della rappresentatività sindacale. Non ha vinto lo stesso governo se è convinto che la nuova struttura dei comparti semplificherà la trattativa contrattuale in centro ed in periferia. Non ha vinto la Triplice, che si troverà ad avere grossi problemi nel mondo della scuola e nel compartone regionale.

Non ha vinto chi pensava che i 4 (5) comparti ridurranno la presenza ai tavoli sindacali. Non sarà così, si accettano scommesse. Non ha vinto l’Aran che tecnicamente avrebbe potuto e dovuto fare scelte diverse. Di certo ha vinto quella parte del tavolo “autonomo” che ha salvato la PdCM e che ha ottenuto tempistiche più lunghe per le opportune affiliazioni ed aggregazioni, inevitabili in molti settori.

Ha comunque ottenuto un buon successo quella parte del tavolo autonomo che ha dimostrato, ancora una volta, che tesi “corrette” degli autonomi possono bloccare disegni poco democratici, estranei alle volontà dei sindacalizzati – dirigenti, quadri, alte professionalità – che non si riconoscono nelle posizioni della Triplice. Che Triplice resta, nonostante le difficoltà della Uil.

Si ridurrà il numero dei partecipanti ai tavoli contrattuali? Lo vedremo. Una cosa è certa. Adesso il governo dovrà scucire almeno 3 miliardi per fare quei contratti pubblici bloccati dal lontano 2010. Ora non ci sono più scuse. Fuori i denari. Dove li prenderà Renzi? Di certo non li potrà togliere ai pensionati pubblici, quelli che ha massacrato con le leggi 109/2015 e 208/2015. Massacri che la Consulta dovrà interrompere a breve. Almeno così ci auguriamo, se in questo Paese le regole democratiche sono ancora vigenti…

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