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Perché cala l’aspettativa di vita

Dopo decenni su decenni, l’aspettativa di vita è crollata. Nel biennio renziano, (2014-2015) l’aspettativa di vita alla nascita è calata di 2 mesi negli uomini e di tre mesi nelle donne. Esulta Boeri. Battute a parte, quali le cause? Di chi le colpe di questa “triste novità?

In molti negli ultimi governi hanno contribuito al calo dell’aspettativa di vita. Come? Con l’aver voluto finanziamenti inadeguati del SSN (inferiori alla media della UE27) , inserendo tickets su prestazioni prima gratuite. Con la conseguenza che la gente, ora, fa meno controlli. Poca prevenzione, con l’Italia finalino di coda nell’Ocse (4,1% del PIL). Con i tagli ai servizi sanitari, soprattutto nelle Regioni in piano di rientro.

Con l’aumento della spesa sanitaria privata, ma solo da parte di chi se lo può permettere. Con un Servizio sanitario Nazionale che di “nazionale” ha molto poco, perché è ormai disarticolato su base regionale, con prestazioni-tempi di attesa-costi, estremamente diversi dal Nord al Sud.

Noi della Confedir-Federspev l’avevamo detto in tempi non sospetti. Il problema non è rappresentato dai costi delle siringhe o dalle gare non affidate alla Consip.

No, la maggiore criticità dipende da una riforma del SSN, quella del 1978, inadeguata rispetto ai tempi.

Inadeguata, con una organizzazione ospedaliera spesso vecchia, anzi obsoleta. Per la presenza di ospedaletti inutili e pericolosi. Per l’assenza di una gerarchia (dimensionale e funzionale) degli ospedali. Per l’assenza di una rete poliambulatoriale articolata sul territorio. Per il mancato adeguamento degli standards ospedalieri di Donat-Cattin: posti letto per singola specialità e organici medici e paramedici adeguati alla bisogna.

Per l’assenza di un prontuario completo dei dispositivi medici. Per l’assenza di linee guida europee sulle principali patologie.
Per la mancata soluzione del trentennale problema del rischio clinico e della responsabilità professionale di medici e sanitari vari.
Per la mancata, totale, copertura assicurativa delle strutture sanitarie tutte, pubbliche o private che siano.
Per la diffidenza che c’è, oggi, nella gente, verso i medici.
Per l’esplosione del contenzioso verso i medici, dovuto anche a soggetti terzi, interessati a lucrare sulle sofferenze della gente.
Perché “Signori miei” (espressione usata da un mio vecchio parroco veronese) la medicina non è una scienza esatta e l’errore o l’imprevedibilità sono sempre dietro l’angolo.

Di fronte agli enormi ed insoluti problemi sopra ricordati, come risponde questo governo?
Non con un decreto legge ma con un ennesimo Ddl (disegno di legge), dai tempi infiniti, su “norme varie in materia sanitaria”. Un ddl non di riforma sanitaria ma di una riforma “minimale” degli ordini e delle professioni sanitarie. Un ddl che rappresenta una risposta tardiva ad una direttiva europea del 2005 (11 anni fa; n° 36/CE), cercando di adeguare la normativa di riferimento. Trasformando alcuni collegi professionali in ordini e imponendo loro: la tenuta degli albi, i codici deontologici, la verifica dei titoli professionali, gli organi disciplinari. Vengono istituite nuove professioni sanitarie: osteopata, chiropratico, biologo, psicologo. L’albo dei fisici verrà inserito nell’ordine dei chimici.

Modifiche “marginali”, che avranno un percorso difficile in parlamento. Modifiche che non tengono conto dei rilievi sulle criticità sopra elencate.
Si usa il belletto, per migliorare l’apparenza. Ma non si incide sulla architettura del SSN. Sempre più caotica, disorganizzata. Sempre più povera di risorse, di vocazioni e di scelte ideali, sempre meno programmata.

Come tamponeremo la carenza di medici italiani, nel SSN, tra 8-10 anni? Quanti chirurghi, ortopedici, ginecologi, geriatri etc etc. mancheranno al sistema ? Quanti medici stranieri importeremo? Tutti tacciono, Lorenzin inclusa.


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