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Tutti gli sforzi dell’Italia per una crescita economica sostenibile

Inutile girarci intorno: c’è un obiettivo fondamentale che l’Italia deve perseguire per rilanciarsi definitivamente. Quell’obiettivo è la crescita economica, tornata ad affacciarsi nel nostro Paese e in Europa dopo gli anni bui della crisi, ma con percentuali ancora troppo basse per consentirci di tirare finalmente un sospiro di sollievo.

L’APPUNTAMENTO

Dell’argomento si è parlato ieri nel corso dell’iniziativa organizzata al Circolo degli Scacchi a Roma da AISES (Accademia Internazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale). Esemplificativo il titolo del seminario: “Politiche di investimento: rischi e opportunità per una crescita sostenibile“. Presenti alcuni rappresentanti del governo nonché del mondo imprenditoriale, delle professioni e dell’associazionismo. Ad introdurre il dibattito è stato il presidente di AISES Valerio De Luca.

 OBIETTIVO CRESCITA SOSTENIBILE

L’obiettivo principale da raggiungere lo ha indicato il capo di Gabinetto del ministero dello Sviluppo economico Vito Cozzoli (nella foto). Si tratta – come accennato – della crescita, che – ha sottolineato Cozzoli – deve essere sostenibile, ossia “in grado di valorizzare un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, oltre che più competitiva“. Perché ciò accada, è necessario innanzitutto sostenere le aree del Paese tradizionalmente più in difficoltà dal punto di vista economico. In questo senso – ha fatto presente Cozzoli – si spiega il patto per la Campania firmato domenica scorsa da Matteo Renzi e Vincenzo De Luca, al quale seguiranno nei prossimi giorni analoghi patti anche in Sicilia e Calabria.

LA CHIAVE DI VOLTA DELL’INNOVAZIONE

La principale leva individuata da Cozzoli per riaccendere il motore dello sviluppo è l’innovazione, per promuovere la quale è stata formalizzata quella che in gergo tecnico è stata chiamata “Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente“. Una strategia che punta su cinque aree tematiche principali: a) industria intelligente e sostenibile, energia e ambiente; b) salute, alimentazione e qualità della vita; c) agenda digitale; d) turismo, patrimonio culturale e industria della creatività; e) aerospazio e difesa. Tra le azioni concrete messe in campo in questo senso – ha spiegato ancora Cozzoli – compaiono il sostegno alle imprese nell’accesso al credito e il supporto diretto allo sviluppo di programmi industriali. Altro aspetto fondamentale su cui lavorare è poi rappresentato dall’internazionalizzazione del sistema Italia, da garantire attraverso due politiche fondamentali: il potenziamento del made in Italy nel mondo e il miglioramento della capacità del nostro Paese di attrarre investimenti stranieri.

L’ITALIA E L’INNOVAZIONE

L’importanza dell’innovazione è stata sottolineata anche da Stefano Scalera, consigliere del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, per le strategie di investimento. Scalera ha evidenziato come – nonostante la strada ancora da percorrere – l’Italia non faccia poi così male da questo punto di vista. A tal riguardo, ha citato alcune recenti ricerche: ad esempio, quella dell’Osservatorio Regionale Banche-Imprese da cui emerge come la quota percentuale di imprese innovative sia aumentata dal 59,8 al 70,8%. Significativo in questo senso – ha detto ancora Scalera – che il maggior grado di innovazione lo stiano manifestando le imprese più piccole. Una tendenza che si sta consolidando nonostante  il ritardo italiano sul versante degli investimenti in ricerca e sviluppo. Qualche timido miglioramento sotto questo profilo c’è stato, anche se il gap nei confronti dei principali paesi europei rimane ancora piuttosto ampio.

LE ECCELLENZE ITALIANE

Scalera ha quindi osservato come dal punto di vista dello sviluppo e della produttività “l’Italia sia di fatto un paese diviso in due“. Da un lato c’è il manifatturiero nel quale siamo ai vertici mondiali insieme a Germania e Cina. Dall’altro ci sono, invece, settori per così dire di nuova generazione, nei quali ci stiamo facendo sempre più largo. A questo proposito, Scalera ha citato, tra le varie eccellenze italiane, il farmaceutico, le biotecnologie, la green economy e la robotica.

IL RUOLO DI INVITALIA

In questo contesto un ruolo di primaria importanza è attribuito ad Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del ministero dell’Economia. Un impegno che – secondo Bernardo Mattarella (che in Invitalia svolge le funzioni di Responsabile Business Unit Incentivi e Innovazione) – si concentra “in tre ambiti principali“. Innanzitutto, l’attività  svolta per favorire la creazione di nuove aziende. In secondo luogo, il sostegno alle piccole e medie imprese, soprattutto nelle cosidette “aree di crisi”. Infine, la partecipazione ai grandi investimenti, attuata anche attraverso lo strumento del contratto di sviluppo. Da segnalare, poi, il fondo di venture capital di Invitalia, denominato Invitalia Ventures, istituito per far crescere un mercato che nel nostro Paese Mattarella ha definito “asfittico“. Da questo punto di vista si consideri – a titolo esemplificativo – che nel primo quarto del 2015 il mercato di venture capitale in Europa ha avuto un valore di 7 miliardi di dollari mentre quello italiano solo di 5,4 milioni di dollari. Per invertire la rotta, è nato appunto Invitalia Ventures, per la cui dotazione iniziale il governo ha stanziato 50 milioni di euro.

GLI ALTRI PARTECIPANTI

Al seminario – organizzato da AISES – hanno partecipato anche, tra gli altri, Fabio De Concilio Chairman of the Strategic Committee presso Theorema HL, il CEO Galata Spa Gianluca Landolina, il Direttore del Centro Investimenti della FAO Gustavo Merino,
il partner dello studio legale Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners Paolo Bordi, il Senior Partner di PWC Alessandro Grandinetti,  il CFO di Pantheon Healthcare Group Fabio Tomassini e il Direttore Export Bank di Cassa Depositi e Prestiti Luciano Vannozzi. Il dibattito – iniziato con i saluti del professore di Diritto privato dell’Università romana La Sapienza Saverio Ruperto – è stato moderato dal direttore del Centro Studi Americani e fondatore di Formiche Paolo Messa.

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