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Cyber security, ecco timori e auspici della Difesa

Va rafforzato e non trascurato il ruolo della Difesa anche nel settore cyber. E’ l’auspicio che emerge tra le righe di una recente audizione in Parlamento del Comandante del Centro Intelligence interforze, generale di brigata aerea Giandomenico Taricco.

L’AUDIZIONE

L’audizione si è tenuta nell’ambito dell’indagine conoscitiva avviata dalla commissione Difesa della Camera proprio sulla sicurezza e la difesa del settore cibernetico. Un’iniziativa, quella avviata dalla commissione presieduta da Francesco Saverio Garofani (Pd), politico molto vicino al capo dello Stato, Sergio Mattarella, che s’inserisce – senza essere troppo convergente secondo alcuni addetti ai lavori – nell’attivismo di Matteo Renzi sul tema. Il presidente del Consiglio, nel corso dell’intervista con Lucia Annunziata su Rai 3, è tornato ieri a parlare dell’incarico governativo sulla cyber security per il manager e imprenditore Marco Carrai: “Quella che io avrei messo un mio amico alla guida del Dis o dei Servizi è una cosa che non è mai esistita. Ma non c’è ombra di dubbio che Marco Carrai lavorerà con me nel mio team a Palazzo Chigi. Non ci vedo nulla di male”.

Ecco di seguito i passi salienti delle parole di Taricco in Parlamento che vanno lette in parallelo con quelle pronunciate dal capo del VI Reparto dello Stato maggiore della Difesa, Ammiraglio di divisione Ruggero Di Biase.

LE PAROLE DI TARICCO

“Il quadro normativo al momento attuale assegna molte competenze al Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, ma probabilmente non definisce in maniera sufficiente i compiti della Difesa. Sarebbe opportuno chiarire meglio i compiti della Difesa per agevolare un certo tipo di attività, soprattutto nel settore dell’exploitation, che diventa fondamentale per l’efficacia sia della Difesa che di un eventuale attacco”.

L’ESEMPIO AMERICANO

“È necessario valutare un eventuale adeguamento del quadro normativo. I principali alleati lo hanno già fatto in maniera efficace. Chiaramente il Paese di riferimento rimangano gli Stati Uniti, che hanno affrontato sicuramente molto prima degli altri la problematica e lo hanno fatto secondo me in maniera efficace, definendo bene nel settore giallo, nel blu, nel rosso e nel verde chi deve fare che cosa. Lo hanno fatto con una struttura che riesce, nonostante tutto, a essere sinergica e convergente per l’obiettivo comune”.

CAPACITA’ E CRITICITA’ NAZIONALI

“In un settore come questo non abbiamo capacità nazionali né dal punto di vista hardware, né dal punto di vista software. Non avere capacità significa subire gli altri, con tutto quello che comporta. Infatti, quando si compra un computer, un server o un qualsiasi pezzo dell’architettura di cui parlavo prima, si può comprare anche la porta attraverso la quale chi vuole può estrarre le informazioni”.

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