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Ecco come funzionerà il nuovo algoritmo di Facebook per le notizie

Meno like, più tempo di lettura, maggiore qualità dell’informazione (forse). L’algoritmo del News Feed di Facebook cambia ancora. D’ora in poi il modo in cui verranno distribuiti gli aggiornamenti delle notizie sulla home degli utenti terrà conto di altri due fattori: la pluralità delle fonti dei contenuti pubblicati e il tempo passato a leggere un articolo. Mr. Zuckerberg si è reso conto che apprezzamenti e interazioni non sono più sufficienti a raccontare l’interesse che gli utenti hanno nei confronti dei contenuti di Facebook e che bisogna “raffinare” la user experience.

QUALITÀ, VARIETÀ E TEMPO

Così l’azienda di Menlo Park ha messo a frutto il lavoro approntato con il Feed Quality Program, cioè le migliaia di persone in tutto il mondo a cui quotidianamente viene chiesto un riscontro sul potenziale miglioramento del prodotto. Il responso è stato maggiore qualità e varietà delle notizie, ma anche maggiore attenzione al tempo, come sottolinea il post di Moshe Blank Software Engineer e Jie Xu Research Scientist di Facebook che annuncia ufficialmente le nuove modifiche.

CONTRASTARE IL PROBLEMA DEL “CLICKBAIT”

Il primo dei due interventi è rivolto a contrastare il problema del clickbait – quel meccanismo online che porta i siti di news a esasperare contenuti e titoli dei propri articoli per attirare i lettori – e il dilagare di contenuti di scarsa qualità. «Con questo cambiamento potremo capire quali articoli interessano di più ad ogni utente in base a quanto tempo ci mette a leggerli, così sarà più probabile ritrovarsi nella propria bacheca post più adatti ai propri gusti», spiega nella nota Facebook.

Bisogna sapere, aggiungono Moshe Blank e Jie Xu, che «azioni come aggiungere like, commentare o cliccare – tutti elementi di cui ovviamente l’algoritmo tiene conto ndr – non dicono tutto su ciò che è significativo per l’utenza. Non inserire un “mi piace” o un commento non vuol dire automaticamente che un contenuto non sia interessante per una persona».

IL FATTORE “TEMPO”

Il fattore qualità si lega strettamente ad un altro parametro: il tempo. Il lasso temporale speso a leggere notizie o guardare foto e altri materiali multimediali è un elemento rilevante che fornisce indicazioni sull’importanza di determinati contenuti. Per questo Facebook inserirà un nuovo fattore di calcolo, in modo da poter prevedere per quanto un utente si soffermerà su un articolo. Il “re” dei social network considererà il tempo medio speso nella lettura – escluso il caricamento – delle notizie «entro una certa soglia» e, una volta intercettati gli elementi su cui l’utente si sofferma di più, l’algoritmo sarà in grado di suggerirne di simili.

Questo aspetto sarà  destinato a indirizzare sempre di più il posizionamento dei post all’interno del News Feed dando maggiore risalto a quelli più aderenti ai gusti di ciascun utente. A beneficiare dei cambiamenti sarà, in particolare, chi utilizza i dispositivi mobili dato che le novità riguardano proprio gli Instant Articles e le attività sul browser mobile, ma l’azienda ha spiegato che questo stesso sistema potrebbe poi essere adattato per gli utenti desktop.

DIVERSITÀ DELLE FONTI

Tra le novità di questo aggiornamento, Facebook annuncia – sempre su richiesta da parte degli utenti – una maggiore varietà di fonti, in modo da non “somministrare” troppi contenuti relativi allo stesso editore. Ma rassicura che «non c’è nessuna intenzione di interferire e modificare in qualche modo il traffico che deriva dagli utenti Facebook». Ciò che si potrà notare nelle prossime settimane è che «alcune pagine potrebbero vedere un piccolo aumento del traffico di rinvio, e alcune altre dei minori decrementi».

L’AGGIORNAMENTO NON È LA VITTORIA DEL LONGFORM JOURNALISM

Molti penseranno che l’ennesimo cambiamento operato dal social network di Zuckerberg rappresenti «una grande vittoria per il LongForm journalism. Altri si schiereranno, risentiti, in difesa dei contenuti brevi. Ma ciò che bisogna capire è che il vincolo operativo sul tempo medio che il lettore spende per leggere una storia non è la lunghezza della storia stessa», spiega Will Oremus dalle colonne di Slate. «L’operazione intrapresa dal social network rientra nella mai sopita battaglia per colmare le lacune del suo algoritmo che non sarà mai perfetto, ma potrà gradualmente avvicinarsi alle esigenze dei suoi utenti», conclude il giornalista.

LE TENDENZE DELL’EDITORIA

«Gli ultimi ritocchi operati da Facebook sembrano ricalcare le recenti tendenze dell’editoria, che hanno visto un certo numero di società media, come il Financial Times, e di analisi, come Chartbeat, focalizzarsi sul “tempo”, come parametro migliore per misurare il coinvolgimento dei lettori, sia per quel che riguarda i contenuti delle notizie che la pubblicità», commenta Mathew Ingram su Fortune. Un trend che non accenna a esaurirsi: il rapporto di co-dipendenza tra media e Facebook continua e si è intensificato ancor più nell’ultimo anno con l’arrivo degli Instant Articles, che prevedono la pubblicazione parziale o totale dei contenuti media direttamente sul social network. Il Washington Post, per esempio, condivide il 100% della sua produzione giornaliera.

LA SIMBIOSI TRA EDITORI, SOCIETÀ MEDIA E FACEBOOK

L’effetto di questo rapporto quasi simbiotico è che le sorti delle società di media migliorano o peggiorano in base alle modifiche che gli ingegneri di Facebook apportano al suo algoritmo e, in molti casi, questi cambiamenti e il loro impatto sono poco chiari. Così, nel corso degli ultimi sei mesi, alcune società media hanno visto crollare il traffico derivante da Facebook anche del 40%. Perché accade questo? Nessuno lo sa, o almeno, nessuno ne rende chiari i motivi. Le aziende e gli editori, brancolando nel buio, cercano di anticipare ciò che Facebook vuole. L’ossessione di Mark Zuckerberg, al momento, sembrano essere i live video. Ma tra qualche mese la musica potrebbe cambiare nuovamente e ciò significherà per loro doversi reinventare. Ancora una volta. «Questo è quello che succede quando si ha ciò che equivale a un rapporto proprietario-inquilino», spiega Fortune.


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