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Ecco come i metalmeccanici marciano uniti verso lo sciopero del 20 aprile

“Avanti con la mobilitazione: assemblee unitarie ed attivi regionali insieme. Lo sciopero dei lavoratori metalmecanici, proclamato per il 20 aprile sarà un successo di adesioni e condivisioni”. Così si può riassumere la relazione che Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, esporrà oggi all’esecutivo nazionale del sindacato metalmeccanico che guida dal 2010. Nella sostanza si tratta di una risposta all’ultima posizione pubblica espressa dai vertici di Federmeccanica rispetto allo sciopero degli addetti del settore.

LE PAROLE DI STORCHI

Il presidente degli imprenditori metalmeccanici, Fabio Storchi, interpellato a margine del Consiglio generale di Confindustria (quello in cui è stato designato Vincenzo Boccia come Presidente della Confederazione di viale dell’Astronomia, ndr) era stato lapidario: “Non credo che ci sarà una grande adesione allo sciopero dei metalmeccanici indetto da Fiom, Fim e Uilm per il 20 aprile, ma il problema non riguarda Federmeccanica ma i sindacati”.

IL TOUR SINDACALE

Di parere diverso, ovviamente, le organizzazioni sindacali i cui leader sono intervenuti ieri a Bologna, mentre domani, sempre insieme, saranno a Vicenza, il 7 aprile a Milano e l’8 aprile a Bari. L’attivo regionale dei metameccanici, tenuto al Pala Dozza del capoluogo emiliano, ha visto confermata la linea unitaria applicata dai sindacati di categoria nel confronto con Federmeccanica-Assistal per il rinnovo del contratto nazionale.

L’UNITÀ DI LANDINI

“Se Confindustria assumerà quella di Federmeccanica come la proposta nazionale per tutti i contratti e per tutti i lavoratori, si assume la responsabilità di aprire
un conflitto”. È il monito che è arrivato ieri dal leader Fiom Maurizio Landini, durante il suo intervento a Bologna. “Ricordiamoci – ha continuato – che tutti i candidati di Confindustria erano d’accordo sul fatto che quella di Federmeccanica era la proposta degli industriali sulla contrattazione nazionale. Confindustria dovrebbe valutare che dopo otto anni Fim, Fiom e Uilm, che in passato hanno avuto divisioni e diverse valutazioni, sono unite sul fatto che quella proposta non può essere il nuovo
modello contrattuale. Siamo disponibili a discutere, ma il nuovo modello contrattuale deve essere fondato su due livelli, quello nazionale e quello aziendale. Non ci sono mezze vie: o hanno ragione loro e noi non abbiamo capito nulla; o abbiamo ragione noi e i lavoratori non sono d’accordo con quella proposta di contratto”.
In poche parole, ha insistito il leader Fiom, “il punto dello sciopero del 20 aprile è questo: viene messo in discussione il fatto che noi non saremmo rappresentativi. Dobbiamo dimostrare che il 20 aprile il Paese si ferma, altrimenti la trattativa è finita prima di cominciare. La riuscita dello sciopero è la condizione per far
cambiare idea a Federmeccanica. È un elemento di responsabilità collettiva”.

L’INVITO DI BENTIVOGLI

Anche Marco Bentivogli si è rivolto alla presidenza degli imprenditori industriali: “Accogliamo i nuovi vertici di Confindustria con lo sciopero – ha sottolineato il leader della Fim Cisl- perché capiscano che col sindacato si tratta e si fa accordi. È anche nel loro interesse arrivare a una mediazione”. Proprio nell’appuntamento del 31 marzo a Torino lo stesso Bentivogli aveva delineato i contorni della vertenza contrattuale: “Abbiamo contro tutto e tutti – ha detto – e la nostra categoria si è indebolita non solo per la divisione tra i sindacati, ma perché più di un terzo delle aziende applica la cassa integrazione da anni e sono 300mila gli operai che hanno perso il lavoro. E ora Federmeccanica vuole che la contrattazione avvenga col singolo operaio. La produttività delle aziende non dipende dal salario, ma dagli investimenti”.

LE PAROLE DI PALOMBELLA

Determinato Rocco Palombella: “È arrivato – ha detto il leader dei metalmeccanici Uil- il momento della responsabilità per Confindustria. Non rinnovare il contratto significa non dare impulso all’economia e aprire una fase di conflittualità. I sindacati chiedono – ha sottolineato il leader delle tute blu della Uil – un contratto collettivo che garantisca il reale potere di acquisto del salario, qualifichi le relazioni industriali, estenda la contrattazione di secondo livello, migliori le condizioni di lavoro, tuteli tutte le forme di lavoro, faccia ripartire gli investimenti e una nuova politica industriale”.

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