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Federica Guidi, Matteo Renzi e i liberisti di lotta e di governo

C’erano una volta (o forse ci sono ancora) i partiti di lotta e di governo. C’erano una volta (o forse ci sono ancora) gli editorialisti di lotta e di governo che commentano le proprie consulenze per il governo (come nel caso di Francesco Giavazzi, che mentre era consulente del governo Monti per rivedere gli incentivi pubblici alle imprese commentava e chiosava la sua opera di consulente dalle colonne del Corriere della Sera). E ci sono – novità di queste ore – anche i pensatoi di lotta e di governo.

La novità l’hanno rintracciata alcuni attenti (anche sempre meno numerosi) lettori dei giornali. Specialmente della Stampa, il quotidiano diretto da Maurizio Molinari. Il giorno dopo le dimissioni del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, il suo capo della segreteria tecnica, Carlo Stagnaro, intellettuale liberista, capo delle ricerche economiche dell’Istituto Bruno Leoni e senior fellow dello stesso centro studi, ha difeso con coraggio e passione l’azione della ministra che si era appena dimessa per la controversa e dibattuta telefonata al fidanzato Gianluca Gemelli, imprenditore coinvolto nell’inchiesta della magistratura su Tempa Rossa. Un ministero, quello dello Sviluppo economico retto da Guidi, che si è distinto per cercare di aprire gli ambiti della concorrenza e del mercato, come da tempo teorizza e consiglia il liberista Stagnaro anche dalle colonne del quotidiano Il Foglio.

Ma oggi un altro liberista, Alberto Mingardi, anzi proprio il direttore generale del pensatoio Bruno Leoni, dove Stagnaro è responsabile delle ricerche, consiglia dalle colonne della Stampa, come fa sempre oggi Giavazzi sulla prima pagina del Corriere della Sera, la chiusura del ministero dello Sviluppo economico. Il motivo? Ecco quello che scrive Mingardi: “Il ministero dello Sviluppo economico sta dirimpetto al dicastero del Lavoro. E come quello tiene viva l’illusione che il lavoro lo si possa creare per legge, questo suggerisce che lo sviluppo economico lo possa generare lo Stato. Al massimo, lo Stato può togliere ricchezza ad alcuni per darne ad altri: difficile che ne crei di nuova. Ecco perché il ministero dello Sviluppo economico andrebbe chiuso: rappresenta una promessa impossibile da mantenere“.

Nel frattempo, in attesa che Renzi chiuda il dicastero dello Sviluppo economico seguendo i consigli di Mingardi, il collega di Mingardi ha lasciato l’incarico che aveva con la Guidi. Ora, forse, il dicastero si può anche chiudere.


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