Su un punto sono d’accordo fra di loro, e persino con l’arci-nemico Donald Trump: che gli alleati della Nato, cioè essenzialmente gli europei, paghino di più per la difesa e la sicurezza collettive. Ma su tutto il resto Hillary Clinton e Bernie Sanders, i due aspiranti alla nomination democratica, sono protagonisti di un vivace confronto, forse il più duro della campagna, in diretta televisiva sulla Cnn, a pochi giorni dalle primarie dello Stato di New York. La scena è il Navy Yard di Brooklyn, dove Sanders è nato e dove Hillary ha il quartier generale.
Al confronto, Sanders arriva dopo un bagno di folla a Manhattan, a Washington Square, dove, mercoledì sera, c’erano i Vampire Weekend, altri personaggi newyorchesi doc e decine di migliaia di cittadini. Ieri, invece, il cuore della Grande Mela è stato invaso dal “popolo anti-Trump” – ci sono pure stati arresti -: la protesta si svolge davanti a un albergo di Midtown dove c’è un ricevimento con i candidati repubblicani.
Hillary, che fino al dibattito era nettamente avanti ai sondaggi, ha invece incassato l’endorsement del Daily News, mentre quello dell’altro giornale popolare newyorchese, il Post, va al magnate dell’immobiliare, che ha pure ricevuto il sostegno dell’Observer, settimanale di proprietà del genero Jared Kushner.
Il senatore del Vermont è in partenza per Roma per intervenire, nelle prossime ore, a un convegno in Vaticano, dove intende parlare contro le diseguaglianze sociali ed economiche.
Nel dibattito televisivo, l’ex first lady e il senatore si sono scambiati accuse su temi soliti: Sanders, che ha dalla sua il pubblico presente, attacca Hillary sui soldi che riceve da Wall Street; lei risponde accusandolo di sostenere la lobby delle armi; Hillary si schermisce dall’invito a rendere pubblici discorsi pagati “a peso d’oro” dalla grande finanza, Sanders la incalza che i suoi sono pubblici e gratis. E Sanders s’impegna a rendere nota la dichiarazione dei redditi (e rivela che a compilarla non è uno studio di commercialisti, ma sua moglie).
La Clinton respinge la responsabilità per quanto sta avvenendo in Libia, che sarebbe frutto del suo operato quand’era segretario di Stato.
Se Hillary dovesse imporsi in modo netto nelle primarie newyorchesi, acquisendo una grossa fetta dei quasi 300 delegati in palio, si avvicinerebbe alla soglia matematica della sua nomination. Di qui l’impegno di Sanders a recuperare lo svantaggio, che negli ultimi sondaggi è sempre stato superiore ai 10 punti.