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La Nato non si allargherà più a Est. Parola di Lute

“In termini pratici non c’è molto spazio aggiuntivo nel breve termine, nei prossimi anni, forse, o forse anche di più, per l’espansione ulteriore della Nato”, ha detto l’ambasciatore americano per l’Alleanza Douglas Lute parlando all’Aspen Security Forum venerdì scorso a Londra. Cala il gelo dunque sulle ambizioni di Georgia, Ucraina e alcuni Stati dei Balcani, che sperano ancora di vedersi offerto un Membership Action Plan (MAP) al prossimo summit in programma in luglio a Varsavia.

GLI INVITI (A PAROLE)

A dicembre la Nato invitò il Montenegro a partecipare all’espansione orientale dell’alleanza, mentre dal 2008, anno in cui al vertice di Bucarest fu formalizzato l’ingresso di Croazia e Albania, sono in piedi promesse di allargamento, continuamente rinnovate, nei confronti soprattutto della Georgia, ma anche di Macedonia e Serbia-Herzegovina.

DICHIARAZIONI POST VERTICE NATO-RUSSIA

La posizione di Lute arriva a pochi giorni di distanza dalla riapertura del tavolo di dialogo del Consiglio Nato-Russia, e sembra da inquadrare nell’ottica di una distensione dei rapporti, che dopo la crisi ucraina e l’annessione della Crimea da parte di Mosca hanno raggiunto livelli di contrasto simili a quelli avuti durante la Guerra Fredda. La Russia considera offensiva e minacciosa la presenza di membri dell’Alleanza Atlantica appena fuori i propri confini europei e ha più volte invitato i Paesi che la compongono a non alzare il livello di partecipazione da “partner” a “membro” di nazioni come l’Ucraina, appunto, o la Georgia, che hanno ancora contenziosi in corso con i russi. Mosca si oppone a qualsiasi genere di ampliamento della Nato alla aree ex comuniste dell’Europa sudorientale e orientale, e per questo la dichiarazione di Lute è stata sottolineata positivamente dai media del Cremlino (e tradotta in lingue diverse).

NON DESTABILIZZARE IL DECLINO

In realtà Lute ha ampliato l’argomentazione, spiegando che il valore strategico russo è una forza, per esempio nell’ottica di contrastare minacce globali come il terrorismo jihadista, e per questo adesso non serve innervosire l’avversario, tanto più che la crisi economica sta creando problemi al sistema di command&controll del presidente Vladimir Putin. Tagliato con l’accetta, l’ambasciatore americano ha detto un non proprio diplomatico “basta aspettare che i russi si cuociano nel proprio brodo“: “Credo che la Russia svolga un ruolo importante nel contesto strategico, e il contesto strategico metterà un freno all’espansione della Nato” sono le parole dell’ambasciatore americano che riporta la Reuters; e ancora: “Se si accettano le premesse […] a proposito della debolezza interna e il declino forse costante della Russia, adesso potrebbe non avere senso spingere ulteriormente, e forse accelerare o destabilizzare, tale declino”.

PROVOCAZIONI CONTINUE

L’annessione di Paesi come la Georgia è diventata una rilevante questione politica: i russi la considerano provocatoria, come provocatorie sono considerate da Mosca le manovre militari per aumentare l’assertività della Nato nell’Europa orientale, argomento al centro delle discussioni nel vertice congiunto svoltosi la scorsa settimana a Bruxelles, il primo dopo due anni di chiusura del dialogo. La Russia denuncia la creazione di depositi permanenti di armamenti americani negli Stati baltici, le attività di addestramento di corpi Nato in quelle aree, il rafforzamento del contingente EuCom (il comando dell’esercito degli Stati Uniti che si occupa del quadrante europeo), la volontà di sovrapporre l’influenza occidentale e della Nato a quella russa in nazioni come la Georgia o l’Ucraina. A queste che i russi considerano minacce e provocazioni, Mosca ha risposto con altrettante manovre di sfida, dai continui sconfinamenti nei cieli dell’Europa settentrionale di caccia e bombardieri strategici, all’incremento dei pattugliamenti sottomarini su cui il New York Times ha scritto un approfondito reportage, fino ad arrivare all’episodio del Su24 Fencer che ad inizio aprile ha lambito il ponte di un cacciatorpediniere americano nel Baltico.

Segnali continui dei “profound and persistent disagreements“, disaccordi profondi e persistenti, come li ha definiti il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che non più tardi di due mesi fa lodava le riforme per rafforzare le istituzioni democratiche in atto in Georgia, nell’ottica di avvicinarsi all’Alleanza. Intanto l’aviazione statunitense ha mandato all’aeroporto di Mihail Kogalniceanu, nella fascia sudest della Romania, dove il paese si affaccia sul Mar Nero, area strategica, una formazione di F-22 Raptors, i più tecnologici caccia a disposizione dell’Usaf. I velivoli sono atterrati lunedì e ripartiti per il Regno Unito dopo poche ore: erano parte di un’esercitazione con cui la Nato ha voluto testare – e dimostrare! – quanto veloce può essere il dispiegamento di armamenti super-sofisticati in caso di minacce russe.

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