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La stella di Matteo Renzi si sta offuscando?

La stella di Matteo Renzi si sta offuscando? Diciamo che non è più visibile a occhio nudo. Il suo partito è sull’orlo di una scissione che, al di là dei numeri, sarà comunque traumatica. Il suo governo è ormai nel mirino della magistratura. L’ostracismo di una parte consistente del ceto burocratico che ha cercato di scardinare è sempre più evidente. Né il premier può contare su un sostegno convinto e sistematico dell’establishment economico e mediatico, sempre più incerto nel salire su un treno che potrebbe rapidamente deragliare. Leggere gli editoriali del Corriere della Sera per farsene un’idea. Per non parlare, infine, delle difficoltà legate a una crescita deludente e degli ostacoli incontrati nel controllo della periferia del Pd.

Nata dalla rottamazione della vecchia sinistra in nome di una nuova sinistra, la straordinaria popolarità di Renzi rischia di franare nella spirale delle aspettative crescenti, dei sondaggi incombenti e delle decisioni impellenti. Con un circuito di legittimazione costantemente sul filo di una crisi di nervi. L’elettorato di destra, infatti, non sembra più disponibile a rilasciargli cambiali in bianco, come aveva fatto in occasione del rinnovo del Parlamento europeo. È vero, Forza Italia con il tramonto del Cavaliere è destinata a cedere il passo alle mire egemoniche della Lega di Matteo Salvini. Ma è Beppe Grillo il principale beneficiario dello sbandamento che si registra tra le file della maggioranza e della vecchia opposizione. Del resto, il suo movimento è l’unico che è riuscito a realizzare un capolavoro di melting pot culturale e sociale, riunendo sotto la sua sigla un terzo di ex berlusconiani, un terzo di ex post-comunisti e un terzo che sono contro gli uni e gli altri.

Per queste e tante altre buone ragioni la riforma che servirebbe al Paese per uscire definitivamente dal guado è “la blindatura del potere primo ministro” (Mauro Calise, “La democrazia del leader“, Laterza). Oggi questo potere è affidato alle capacità personali di Renzi, alle sue doti di comunicatore e abile manovratore. E, ancor più, all’assenza sulla scena di un’alternativa credibile. Ma queste risorse non sono illimitate. Anzi, si stanno velocemente assottigliando. Il referendum costituzionale è alle porte (quel referendum che ha visto scendere apertamente in campo una importante corrente dell’Anm, nel silenzio compiaciuto dei severi tutori dello Stato di diritto). Il suo risultato sarà decisivo per le sorti della legislatura. Con l’aria che tira, non c’è però da farsi soverchie illusioni. Sarò un inguaribile pessimista, ma ho l’impressione che a Montecitorio non si parlerà mai British.

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