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Lo Stato islamico abbatte un Mig siriano e si inserisce nel dibattito politico

Venerdì lo Stato islamico ha dichiarato di aver abbattuto un Mig 23 dell’aviazione siriana nell’area di Bīr al Qassab, zona settentrionale della provincia di Damasco.

Le immagini mostrano quelli che sembrano i rottami del jet, mentre nel comunicato l’IS rivendica anche di aver catturato il pilota, eiettatosi dal velivolo appena colpito. Non è chiaro se le informazioni fornite dai baghdadisti siano vere, ma le immagini fanno da supporto.

Di certo così facendo il Califfato s’è inserito in uno dei grossi temi di dibattito attorno all’attuale situazione della guerra civili siriana. Gli alleati locali degli Stati Uniti (sauditi, turchi e giordani) pressano Washington perché fornisca ai ribelli armi anti-aeree, che permetterebbero di assottigliare un gap tecnico con il regime, che possiede un ‘aviazione (a differenza delle opposizioni). Dieci giorni fa  il Wall Street Journal è stato il primo a diffondere la notizia che un piano pensato due anni fa dalla Cia insieme ai partner regionali per la fornitura di questo genere di armamenti, è tornato all’ordine del giorno.

La rivendicazione è un messaggio anche verso le altre fazioni ribelli, come dire “noi abbiamo la contraerea, voi che state aspettando?”.

È probabile, ammesso sia vera la vicenda, che lo Stato islamico sia entrato in possesso di qualche Manpads (acronimo di Man-portable air-defense systems) FN-6. Armamenti di fabbricazione cinese che il Qatar ha immesso nel conflitto siriano, fornendoli di contrabbando ad alcuni dei gruppi collegati con Doha.

La principale delle preoccupazioni che bloccano la Casa Bianca è proprio legata a questo genere di dinamiche, ossia se le armi anti-aeree do esserlo finire in mano ai gruppi terroristici (Isis, ma anche al Qaeda), che potrebbero puntarle contro qualche aereo civile per un attentato.

 

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