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Migranti, cosa accadrà all’Italia

Italia nuova Grecia? L’accordo con la Turchia sui migranti ha un “effetto collaterale”: rendere l’Italia la meta principale per gli sbarchi, ora che la rotta balcanica è stata chiusa. E ieri la polizia macedone ha nuovamente sparato lacrimogeni contro circa 500 migranti che manifestavano nel campo di Idomeni (al confine tra Grecia e Macedonia) chiedendo la riapertura delle frontiere. Secondo Medici Senza Frontiere, sono stati oltre 260 gli intossicati e feriti.

LO SPOSTAMENTO DEI FLUSSI VERSO L’ITALIA

L’Italia è di nuovo la meta principale degli sbarchi. Ecco l’effetto collaterale dell’accordo tra Europa e Turchia“. A parlare è Christopher Hein, consigliere strategico del Cir (Consiglio italiano rifugiati), intervistato oggi da Repubblica. Secondo Hein – e secondo i dati del Viminale e dell’Unhcr sugli sbarchi nel 2016 – la prima conseguenza della chiusura della rotta balcanica è lo spostamento dei flussi verso la rotta mediterranea che punta alle coste italiane. “Siamo già al 53% di arrivi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – spiega Hein –. Le partenze sono soprattutto dalla Libia, ma crescono anche quelle dall’Egitto con molti minori imbarcati e grandi pericoli per la vita dei profughi“.

LA BELLA STAGIONE

Oltre 150 mila persone sono sbarcate, nel 2015, nelle coste italiane, in particolare tra aprile e settembre. I flussi verso l’Italia, però, non partono solo dalla Siria, ma anche da Nigeria, Gambia, Guinea, Senegal, Somalia ed Eritrea e non tutti i migranti provenienti da queste zone potrebbero avere diritto di asilo, tanto meno in un momento di crisi come quello attuale. Nei primi tre mesi del 2016 gli arrivi via mare verso l’Europa dalla rotta mediterranea sono stati 172.945, di cui 19.326 in Italia (dati Unhcr aggiornati al 6 aprile). Le cifre per i primi tre mesi del 2016 parlano di oltre 18 mila arrivi nelle coste italiane, numeri di poco superiori alle 10 mila unità nel 2015, e che saranno destinati a salire nei mesi a venire.

L’AMMONIZIONE AUSTRIACA ALL’ITALIA

Venerdì scorso Angelino Alfano ha incontrato al Viminale la ministra dell’Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner per discutere delle misure da adottare sul controllo dei confini tra Italia e Austria. Mikl-Leitner – che presto potrebbe lasciare il suo incarico a seguito di un rimpasto di governo – aveva dichiarato durante un’intervista rilasciata all’agenzia APA che “l’Italia non può contare sul fatto che il Brennero resti aperto se il flusso sarà incontrollato”, ma non si è parlato di chiusura dei confini durante l’incontro, ma di intensificare la collaborazione bilaterale ed operativa nel monitoraggio e controllo della comune frontiera con l’obiettivo strategico di garantire la fluidità di passaggio al Brennero e di salvaguardare la libera circolazione prevista da Schengen. Le dichiarazioni della ministra, però, restano come un monito all’ombra dei dati che già ora mostrano la crescita degli sbarchi sulle coste italiane.

L’ACCORDO CON LA TURCHIA

L’accordo siglato tra Bruxelles con la Turchia il 18 marzo prevede che i migranti arrivati in Grecia dopo il 20 marzo che non presentino la richiesta di asilo in territorio greco vengano rimandati in Turchia. Dalla Turchia, invece, si attiveranno corridoi umanitari per i profughi che hanno ottenuto protezione internazionale nel paese procedendo col ricollocamento nei paesi europei. Le prime espulsioni dall’Ue – e i primi trasferimenti dalla Turchia verso alcuni Stati europei – sono iniziati il 4 aprile (43 profughi legali sono arrivati da Ankara e 202 sono stati trasferiti in Turchia dalla Grecia), soprattutto per dare un segnale e disincentivare gli sbarchi irregolari.

GLI EFFETTI DELL’ACCORDO

Mercoledì scorso, parlando durante una visita ufficiale in Finlandia, il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha dichiarato che il numero di migranti illegali che arrivano dalla Turchia in Grecia è sceso a 350 negli ultimi due giorni, a riprova del fatto che l’accordo tra Ue e Turchia inizia ad avere effetti positivi sulle migrazioni incontrollate. Parere positivo anche da parte del commissario europeo per le Migrazioni Dimitris Avramopoulos che ha dichiarato: “Siamo ancora all’inizio, i numeri sono bassi. Ma è meglio iniziare a lavorare lentamente. Credo che nel corso del tempo amplieremo la portata… È un buon inizio“.

ITALIA NUOVA GRECIA?

La chiusura della rotta balcanica, dunque, pare essere una soluzione da una parte, ma un problema da un’altra, almeno per l’Italia: a preoccupare, infatti, sono gli sbarchi sulle coste italiane che potrebbero intensificarsi con la bella stagione attraverso la rotta mediterranea. “Indubbiamente dopo il 20 marzo, grazie all’intesa Ue-Turchia, gli sbarchi in Grecia sono crollati – ha spiegato il consigliere strategico del Cir, Hein – . Ed è quanto auspicato dalla Merkel, che punta non tanto su respingimenti di massa di rifugiati già arrivati in Europa, ma sull’effetto deterrente che l’accordo dovrebbe avere su chi è in procinto di partire dalla Turchia. Però sappiamo che chiusa una rotta, ce n’è subito un’altra che si apre. Bisogna fare i conti con le persone in carne e ossa che vorranno comunque partire. Gli scenari probabili per l’Italia sono due”.

DUE SCENARI PER L’ITALIA

Con la chiusura della rotta balcanica e la stretta sul Brennero annunciata dalla ministra dell’Interno Mikl-Leitner l’Italia si trova di nuovo al centro delle rotte migratorie. Gli scenari, per i prosssimi mesi, sono due: “Il primo è quello in corso, con l’esplosione della rotta mediterranea che dal Nord Africa arriva in Sicilia e in parte anche in Calabria. Il secondo sarebbe il riaprirsi di una vecchia rotta: quella che dall’Albania arriva in Puglia. Non solo. C’è anche un’aggravante: la stretta sul Brennero, con l’aumento dei controlli alla frontiera, potrebbe rallentare i flussi in uscita dall’Italia. Insomma, il nostro Paese si ritrova di nuovo al centro delle rotte migratorie”, ha concluso Hein, e se l’Italia dovesse registrare sbarchi record il sistema di accoglienza – già sotto stress con 111mila migranti ospitati – potrebbe collassare.

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