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Perché non posso non dirmi (un po’) renziano

Lavoro cassimatis, GIULIANO CAZZOLA

Hitler soprattutto capì che nel momento del bisogno nulla colpisce e trascina tanto gli ascoltatori come gli attacchi violenti e perfino ingiuriosi contro altri, specialmente se questi si trovino – realmente o apparentemente – in condizioni migliori’’. Così scrive Erich Eyck nella sua ‘’Storia della Repubblica di Weimar’’. In tanti – fomentatori  di invidia sociale – dovrebbero riflettere su questa considerazione.

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Matteo Renzi non mi è simpatico, lo considero un ragazzotto un po’ arrogante a cui non perdono di avere saccheggiato la Costituzione della Repubblica. Voterò No nel referendum confermativo d’autunno a cui il premier/segretario attribuisce tanta importanza. Eppure, se non fosse fuori luogo parafrasare Benedetto Croce a proposito del “giovane caudillo’’, devo ammettere che, a fronte dello scontro in atto, non posso non dirmi renziano. Il nostro dimostra di avere non solo coraggio ma una buona dose di onestà intellettuale, quando cerca di liberare la sinistra (e quindi anche l’Italia) da tutti gli ‘’ismi’’ delle sue storiche catene;  ha preso di petto un certo ambientalismo con vocazione bucolica; ha denunciato – sia pure tra le righe – le responsabilità  delle Procure nel declino economico, produttivo ed infrastrutturale del Paese; ha preso le distanze (magari, solo quando lo riteneva utile) da un insopportabile giustizialismo che avvelena la vita civile e condiziona quella pubblica. La sua tirata nella Direzione dem sulla retorica anti-multinazionali non ha precedenti per chiarezza ed efficacia.

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Il fatto è che i veri “poteri forti’’, presi a calci nel sedere da Matteo Renzi, si stanno coalizzando contro di lui, facendo leva sui tanti luoghi comuni e sugli sciagurati idola tribus disseminati – come mine antiuomo- nel ‘’tempo degli Unni’’. Lo scontro decisivo avrà luogo con il ‘’partito delle toghe’’, che, fino ad ora ha vinto tutte le battaglie che ha ingaggiato.

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Dopo Renzi – ha scritto Luigi Bisignani – c’è solo il Governo di Raffaele Cantone.

 

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