Mentre in Italia imperversa l’inchiesta legata agli investimenti sul sito di Tempa Rossa, il contesto petrolifero internazionale è in pieno subbuglio. Gli attriti diplomatico-economici tra l’Arabia Saudita e l’Iran pesano sempre di più sul futuro delle relazioni petrolifere post Opec.
LE PARTITE IN BALLO A DOHA
Il prossimo 17 aprile è fissato un vertice importante a Doha. Nella capitale del Qatar si dovrebbe sancire la fine del cartello dei principali paesi produttori, ma le tensioni tra Teheran e Riad pesano sulla buona riuscita del summit. Il potente ministro del petrolio della Repubblica Islamica, Bijan Zanganeh, chiede, infatti, per sedersi al tavolo delle trattative, che al suo Paese venga comunque concessa una deroga per non congelare l’output petrolifero e, conseguentemente, portare la propria produzione di greggio ai livelli pre-sanzioni.
COSA DICONO GLI IRANIANI
Approcci iniziali avevano fatto presagire un ok preventivo da parte dei sauditi alle richieste del regime degli ayatollah, ma in un’intervista recente rilasciata a Bloomberg, il principe saudita Mohammad bin Salman al Saud ha fatto marcia indietro, dichiarando che un’intesa verrà raggiunta solo se il Paese persiano frenerà l’aumento della produzione previsto, pari ad almeno un milione di barili al giorno. Che l’Iran non abbia alcuna intenzione di abbassare la produzione lo dimostrano le cifre. Lo stesso Zanganeh ha, infatti, comunicato che le esportazioni petrolifere della Repubblica hanno ormai superato quota due milioni di barili al giorno. Il mercato iraniano al momento è principalmente rivolto all’Asia, India e Cina in primis, ma alcuni accordi strategici con realtà private greche e spagnole potrebbero presto far tornare il greggio degli ayatollah anche sul Vecchio Continente.
I PENSIERI DELLA RUSSIA
Intanto, anche il Cremlino preferisce non avanzare previsioni sui risultati dell’imminente incontro tra i membri dell’Opec e gli altri produttori che si terrà a Doha. “I preparativi per la riunione continuano. Non c’e’ bisogno di correre e esprimere già delle valutazioni sui risultati di questo incontro”, ha dichiarato il portavoce di Putin, Dimitri Peskov. Il ministro dell’energia russo Novak ha detto di “non avere informazioni” che confermino le affermazioni rese dal vice principe ereditario Mohammed bin Salman. Il Cremlino, inoltre, non ha voluto commentare le indiscrezioni che Mosca stia facendo pressioni sull’Arabia Saudita per vedere le ragioni degli iraniani, anche se come dimostrano i continui contatti diplomatici tra Mosca, Caracas e Teheran è probabile che si stia ripetendo uno schema analogo a quello già visto in occasione dello scorso vertice Opec di dicembre: una fronda più o meno nascosta per affossare le strategie saudite.