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Pregi e difetti della riforma costituzionale

La riforma costituzionale è legge, ma resta sottoposta alla condizione sospensiva (o risolutiva?) del referendum di autunno. Rimango dell’opinione che il modo con cui è stato superato il bicameralismo perfetto sia stato un errore che complicherà la vita delle istituzioni democratiche. Nella Carta del 1948 le due Camere agivano in autonomia, ma secondo uno spirito reciproco di collaborazione e salvaguardia. Nella Costituzione “boscaiola’’, al Senato delle Autonomie (absit  iniuria verbis) viene riconosciuto un potere d’interdizione dell’attività legislativa della Camera. E il nuovo Senato se ne avvarrà, come “delegato sindacale’’ delle Regioni, alle quali ha tolto delle prerogative – e quindi del potere – la correzione del Titolo V (una misura opportuna perché il testo del 2000 era stato scritto in un clima di sbornia federalista ed aveva procurato ben più danni del bicameralismo paritario). Espropriati a casa loro, i Governatori vorranno rifarsi a Roma.

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Grazie a quel giudice di Messina che ha ritenuto fondate le eccezioni di incostituzionalità sollevate a proposito della legge elettorale denominata “Italicum’’ ed rinviato il caso alla Corte. Ormai solo la Consulta può impedire che il Paese cada in mano al M5S come una pera matura.

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Mi sono persuaso che cercheranno di azzoppare Matteo Renzi prima del referendum d’autunno che costituirà – in caso di vittoria – una polizza vita per lui e per il suo Governo. Alcuni segnali – quasi impercettibili, ma chiari, la cui frequenza si intensifica ogni giorno – mi fanno ritenere che a rovinare il “giovane caudillo’’ sarà ‘’l’amor che a nullo amato amar perdona’’. Anche in tale caratteristica Renzi dimostrerà di essere il vero erede di Silvio Berlusconi.

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Tutti e da tutte le parti si sono messi a sparacchiare sull’autoambulanza della Croce rossa che trasporta, all’ospedale più vicino, il premier e il  suo Governo. La Massoneria ha forse cambiato linea?

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Sull’aria di una vecchia canzone: “Grossi perché il 17 mi inviti a votar/ mentre io vorrei andarmene al mar/ proprio per non votar….’’.

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Mi rincresce. Ma di Gianroberto Casaleggio morto non riesco a pensare nulla di diverso di quando era in vita.

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I morti la pietas se la devono guadagnare da vivi.

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