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Caro Gandolfini, davvero le unioni civili uccidono la democrazia italiana?

Massimo Gandolfini

Massimo Gandolfini, presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli”, ha affermato che la legge sulle unioni civili uccide la democrazia italiana. Un anno fa, per essere precisi il 22 maggio 2015, in un referendum popolare il 62 per cento dei cattolicissimi irlandesi diceva sì ai matrimoni gay (mentre fino al 1992 l’omosessualità era considerata un reato). Seguendo la logica del leader del Family Day, lì la democrazia dovrebbero averla già sepolta. Per fortuna, le sue esequie nell’Isola verde non sono state ancora celebrate.

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Ho appena terminato di leggere il “Graffio” odierno di Francesco Damato su Formiche, in cui racconta da par suo gli “starnuti costituzionali di Roberto Scarpinato”. In verità, a me sono parsi più dei “deliri costituzionali”, espressione di una cultura giuridica che sarebbe piaciuta a Herbert Marcuse e ai teorici dell’alienazione capitalistica. Sentite questa: “Si è avviato un complesso e sofisticato processo di reingegnerizzazione oligarchica del potere che si declina a livello nazionale e sovranazionale lungo due direttrici. La prima è quella di sovrapporre i principi cardini del liberismo a quelli costituzionali […]. La seconda direttrice consiste nel trasferimento dei centri decisionali strategici negli esecutivi nazionali incardinati ad esecutivi sovranazionali, declassando i Parlamenti a organi di ratifica delle decisioni governative e ganciandoli dai territori tramite la selezione del personale parlamentare per cooptazione elitaria grazie a leggi elettorali ad hoc”.

Sembra il lessico di Theodor W. Adorno nei “Minima moralia”, oppure il linguaggio della “crisi della civiltà”, della chiamata a raccolta delle forze ancora integre della società perché arrestino in tempo l’avanzata di Mammona, e invece è un passo dell’intervista concessa a Liana Milella (la Repubblica di ieri) dal procuratore di Palermo, in cui egli spiega perché per i magistrati è un imperativo etico schierarsi contro la deriva autoritaria rappresentata dal combinato disposto dell’Italicum e della riforma del Senato. E, per non farsi mancare niente, Scarpinato sottolinea che già il modificato articolo 81 della nostra Carta “ha costituzionalizzato il principio della legalità sostenibile [cioè della subordinazione dei diritti alle esigenze dei mercati], che si avvia a divenire una norma di sistema baricentrica del processo di ricostituzionalizzazione in corso”. Ecco, non essendo un giurista ho fatto un po’ di fatica a seguire il complesso periodare del procuratore. Però di una cosa ora sono certo: se gli argomenti a sostegno del no continueranno ad essere formulati in questo modo, mimando lo stile delle vecchie risoluzioni dei partiti operai contro lo Stato imperialistico e dei monopoli, Renzi ha buone probabiltà di vittoria nel referendum consultivo di ottobre.


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