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Centrale Montemartini, nuove opere nel museo romano

È un museo, ma una volta era una centrale elettrica. Un luogo nel quale si respira l’aria della Roma di Ernesto Nathan, quando “modernizzare” la nuova capitale era obbligatorio: ora nella Centrale Montemartini, in via Ostiense, sono arrivate altre opere per arricchire la collezione di arte romana già presente nelle sale. Tre mosaici policromi di età repubblicana e di splendida fattura, un altro mosaico con la raffigurazione del ratto di Proserpina e il prezioso corredo funerario di Crepereia Tryphaena sono alcune delle opere che completano l’esposizione museale permanente della centrale, capolavori da tempo conservati nei depositi ed esposti al pubblico solo in occasione di mostre temporanee. L’iniziativa è promossa dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, organizzazione di Zètema Progetto Cultura.

La “caccia al tesoro” comincia al piano terra, con la sala dedicata al corredo funerario di Crepereia Tryphaena e prosegue nell’adiacente Sala Colonne, con tre mosaici di età repubblicana. Al piano superiore, in Sala Caldaie, ha trovato adeguata collocazione il mosaico con la raffigurazione del ratto di Proserpina. Accanto a queste opere ecco l’evento “Capolavori da scoprire”, che permette di presentare al pubblico anche un prezioso ritratto dell’imperatrice Agrippina Minore, concesso in prestito alla Centrale Montemartini dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen.

Il corredo funerario di Crepereia Tryphaena fu rinvenuto alla fine dell’Ottocento durante i lavori di scavo per realizzare le fondazioni del Palazzo di Giustizia di piazza Cavour, noto al grande pubblico come “Palazzaccio”. Apparteneva a una fanciulla morta prima delle nozze ed è costituito da una serie di raffinati gioielli in oro e pietre preziose e da altri pregevoli oggetti da toeletta. Reperto straordinario è certamente la bambola di avorio con arti snodabili, vero capolavoro di intaglio di probabile manifattura egiziana, databile intorno alla metà del II secolo d.C.

In Sala Colonne ecco un mosaico dall’iconografia molto particolare, raffigurante un labirinto all’interno di una cinta muraria. Scoperto a Roma nel 1958 presso piazza San Giovanni in Laterano, è datato tra il 100 e l’80 a.C. Lo affiancano altri due piccoli mosaici: uno con un leone circondato da amorini, scoperto ad Anzio nel 1749, e un altro raffigurante una scena ambientata lungo le sponde del Nilo, opera della seconda metà del I sec. a.C. rinvenuta nel 1882, durante la costruzione del Palazzo delle Esposizioni.

In Sala Caldaie è la volta di un grande mosaico pavimentale della media età imperiale con la raffigurazione del rapimento di Proserpina da parte di Plutone, dio dell’oltretomba. Su intercessione della madre Cerere, alla fanciulla fu concesso di tornare sulla terra per sei mesi all’anno, alternando in tal modo la sua esistenza tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Scoperto a Roma in una tomba della via Portuense nel 1885, rimasto a lungo in deposito, ha finalmente trovato la sua collocazione nello spazio di via Ostiense

L’evento offrirà inoltre l’occasione per presentare al pubblico la testa-ritratto in basanite dell’imperatrice Agrippina Minore, moglie di Claudio e madre di Nerone, concessa in prestito temporaneo alla Centrale Montemartini dalla Gliptoteca Ny Carlsberg di Copenaghen fino a gennaio 2017. La scultura è in Sala Macchine, accanto alla statua femminile di “Orante” delle collezioni capitoline, realizzata nella stessa preziosa pietra scura di origine egiziana, alla quale apparteneva in origine. La pertinenza della testa di Copenaghen al corpo della statua capitolina è stata dimostrata nel corso di complessi studi scientifici condotti negli anni Novanta del Novecento che hanno consentito di individuare un preciso punto di attacco tra le due opere.


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