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Che cosa chiedono le Bcc al governo

iccrea, bcc

Ci sono almeno un paio di scadenze importanti all’orizzonte delle Bcc. Una riguarda la costituzione di uno o più gruppi aggregatori, frutto della riforma appena approvata dal parlamento. L’altra riguarda il fondo anticrisi che le banche cooperative stanno approntando per gestire eventuali crisi, visto che lo scorso anno la Banca d’Italia ha espresso qualche dubbio sulla tenuta di una cinquantina di istituti. Nel frattempo però l’associazione delle banche cooperative, la Federcasse, ha approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, stilando al contempo una lista di richieste da inoltrare al governo. L’occasione è arrivata con un’audizione in commissione Finanze alla Camera sui rapporti tra banche e clientela.

PIU’ TRASPARENZA SUI PROSPETTI

La prima questione è quantomai attuale, dopo il recente muro alzato da Giuseppe Vegas, presidente Consob, a difesa degli operatori finanziari che hanno venduto titoli potenzialmente pericolosi ai risparmiatori delle quattro banche fallite a novembre. Secondo Augusto Dell’Erba e Sergio Gatti, rispettivamente vicepresidente e direttore generale della federazione “il principale strumento di trasparenza dei prodotti finanziari, il prospetto informativo, ha limitate capacità esplicative soprattutto nei confronti di quei soggetti che necessitano di maggiore tutela”. In altre parole emerge “la necessità, anche alla luce della discussione aperta a seguito delle vicende relative alle quattro banche andate in default lo scorso novembre, di pervenire ad una profonda revisione della disciplina sul prospetto e più in generale dell’informativa finanziaria dei prodotti messi in circolazione”. Parole che suoneranno come musica per le orecchie dei risparmiatori finiti a gambe all’aria e che anticipano l’operazione-trasparenza messa in piedi dalla Consob, che per rimediare e recuperare d’immagine, ha annunciato una maggiore chiarezza nei prospetti.

QUANTO COSTA UN SALVATAGGIO (ALLE BCC)

Ma qual è il conto pagato dalle banche cooperative per salvare le loro colleghe territoriali a novembre? Le cifre sono state snocciolate dallo stesso Dell’Erba: 225 milioni di euro. “La risoluzione, nel novembre scorso, della procedura di risoluzione delle quattro banche ha determinato pesanti oneri per il sistema in generale, e specificamente per le Bcc chiamate ad un contributo di 225 milioni, a fronte della dubbia possibilità di poter accedere agli strumenti della risoluzione in caso di necessità”, ha detto il dirigente di Federcasse. Soldi che, e non è un mistero, le banche cooperative hanno tirato fuori non senza qualche critica circa la gestione del governo delle quattro crisi bancarie.

PERCHE’ VA RIPENSATO IL BAIL IN

I subbugli della federazione delle bcc non finiscono qui. Nella lista dei “consigli” c’è anche la revisione del bail in, il meccanismo in vigore da quest’anno che scarica il peso delle crisi su azionisti e correntisti oltre i 100.000 euro. Come? Sposando la causa della cosiddetta moratoria, che prevede lo slittamento della procedura al 2018, chiesto anche dal governo italiano lo scorso febbraio per bocca del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.  “In molti negli ultimi tempi”, ha spiegato Dell’erba, “si sono espressi circa l’opportunità di prevedere una moratoria nell’entrata in vigore della normativa sul risanamento e risoluzione delle crisi e comunque una opportuna revisione entro il 2018. Il credito cooperativo sostiene la necessità di un ripensamento di questa normativa alla luce dell’esperienza recente”.

INTERVENTI (MA VOLONTARI) PER LE CRISI BANCARIE

Federcasse ha poi chiesto più libertà per le banche qualora occorresse partecipare al salvataggio di altri istituti. Le banche cooperative vorrebbero accollarsi i costi di una crisi purché su loro iniziativa, senza ritrovarsi dall’oggi al domani obbligate a tirare fuori i soldi, come avvenuto per le 4 banche. In questo senso la federazione chiede espressamente al legislatore italiano di prevedere misure che favoriscano l’attuazione degli schemi volontari di intervento nelle situazioni di crisi bancarie, “in modo da assicurarne la sostanziale neutralità rispetto al sistema obbligatorio”.


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