La chiamano ‘’jacquerie’’. Si tratta di una sommossa contadina scoppiata in Francia nel 1358. I contadini davano l’assalto agli uffici pubblici per distruggere i documenti catastali e fiscali che attestavano le proprietà e i confini delle stesse. Tanti secoli dopo Matteo Salvini, il leader della Lega (che si offende se lo definiscono xenofobo), in un’intervista televisiva ha proposto di stracciare le cartelle di Equitalia e i patti di settore che il governo concorda con le categorie dei lavoratori autonomi ai fini di una loro maggior correttezza e trasparenza fiscale. D’ora in poi chiameremo Salvini Jacques Bonhomme, l’appellativo che veniva dato ai contadini, protagonisti di quella rivolta.
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Sindacati e governo si sono incontrati, hanno scambiato quattro chiacchiere, poi si sono ripromessi di incontrarsi di nuovo su due tavoli: uno dedicato alle pensioni, l’altro al lavoro. Il governo si è guardato bene dal consegnare dei testi scritti e di formulare proposte compiute. E’ stato un po’ più esplicito il premier, ma come al solito ne ha parlato in televisione.
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“Noi non siamo ancora arrivati allo Stato che dà forza agli uomini. C’è un uomo che dà forza allo Stato. Che avverrà quando ci verrà meno quest’uomo?’’. Chi scrive queste parole e a chi sono rivolte? “Luca Lotti o Maria Elena Boschi all’indirizzo di Matteo Renzi’’, penserete voi? Sbagliato. Il brano è tratto da una lettera che Roberto Farinacci, influente gerarca ed ex segretario del PNF, scrisse, nel gennaio 1933, a Benito Mussolini, il Duce, per invitarlo ad avere cura della propria salute.
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L’ultimo sondaggio di Nando Pagnoncelli sostiene che solo il 4% degli italiani considera importanti le riforme costituzionali, benché la politica non parli ormai d’altro. Il fatto è che il quello stesso sondaggio solo il 10% è interessato al tema delle pensioni (il 67% è contrario alla c.d. flessibilità in uscita se essa comporta una penalizzazione). Eppure di questo argomento si parla ancor più che della legge Boschi.
