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Che cosa urge per le apparecchiature biomedicali

L’Italia investe poco nella manutenzione e riparazione delle attrezzature elettromedicali negli ospedali. Lo si riscontra ormai in diverse esternazioni di esperti, clinici e anche in interrogazioni parlamentari. L’Istituto per la Competitività ha effettuato una ricerca sui trend di spesa per manutenzione e ha osservato come, dopo un periodo di lieve crescita, a partire dal 2009 fino al 2012, la tendenza della spesa di manutenzione e riparazione ordinaria esternalizzata su base nazionale sia tendenzialmente costante, mentre la voce specifica relativa alle apparecchiature tecnico-scientifiche sanitarie decresce. Nel biennio 2011-2012 quest’ultima diminuisce di oltre 10 milioni di euro e va in controtendenza con la spesa di manutenzione e riparazione complessiva del comparto sanitario, che invece aumenta di 20 milioni.

Questo trend è preoccupante, tanto più se si considera che il parco apparecchiature istallato è aumentato a tutti i livelli tecnologici e in particolare è aumentato quello a elevato contenuto tecnologico, cui si associa un fabbisogno di manutenzione ancora più elevato.

Come afferma Luigi Marroni, Amministratore delegato di Consip, in un suo intervento a una tavola rotonda sul tema organizzato dall’Istituto per la Competitività: “Per un edificio sanitario, una soglia ragionevole della quota di spesa destinata alla manutenzione delle tecnologie sanitarie incide su una quota percentuale relativamente bassa del valore dell’edificio stesso […] ma nonostante un problema storico di manutenzione, è altrettanto vero che spesso questa non è adeguatamente ingegnerizzata da parte dell’acquirente, evidenziando una tendenza a coprire con la quantità una scarsa qualità progettuale. Il risultato è un parco macchine tendenzialmente abbondante ma obsoleto”.

Le problematicità di un sistema di controllo della spesa alla cieca sono numerose, dal momento che creano un aumento del fabbisogno di spesa, per via del depauperamento del parco tecnologico determinato dalla manutenzione non adeguata, e aumenta il rischio di episodi di malasanità anche eclatanti, come spesso vengono riportati dalla cronaca. Per uscire da questo impasse è necessario realizzare gare d’appalto che individuino obbligatoriamente il soggetto destinatario del servizio affinché questo sia adeguato alle necessità. Creare modelli di valutazione della spesa orientato al criterio di costo-efficacia. Istituire una Unità di Valutazione delle Tecnologie, facente capo al ministero della Salute, per definire i parametri da utilizzare per identificare il corretto valore della manutenzione.

I parametri da valutare sono molteplici (età apparecchiatura, intensità e modalità di utilizzo, ambiente in cui è collocata, stato di conservazione iniziale) e questo aspetto rende la valutazione delle apparecchiature medicali differenti rispetto alla valutazione, per esempio, del farmaco. Proprio per questa forte variabilità degli elementi di contesto ne consegue che due identiche apparecchiature elettromedicali possono avere un costo di manutenzione e gestione differente. La capacità di recepire questo grado di difficoltà nella valutazione del fabbisogno di manutenzione è una grande sfida, la cui vittoria può determinare servizi sanitari di eccellenza o casi eclatanti di malasanità, oltre a uno spreco diffuso di risorse per il Ssn.

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