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Tutte le tensioni dopo l’uccisione del capo dei talebani afghani

Barack Obama dal Vietnam conferma l’uccisione del capo dei talebani afghani, il Mullah Akhtar Muhammad Mansour, definendo l’operazione “una pietra miliare”; sicuramente un episodio in cui la tanto discussa “drone war” di Obama sembra aver funzionato. La guerra dall’alto nasce anche per questo, evitare di impantanarsi (ulteriormente) sul terreno, mozzare la testa ai gruppi combattenti, cercando di metterli in crisi: è una linea rischiosa, perché le organizzazioni jihadiste hanno sempre il ricambio pronto, ma è certo che i talebani afghani vivranno un momento di sbandamento, dopo la seconda crisi di leadership nell’ultimo anno (la prima, l’annuncio della morte del capo storico, il Mullah Omar), le lotte intestine collegate, che Mansour stava cercando di alleviare.

I SOLDI AMERICANI AI TALEBANI SCISSIONISTI

Ora l’organizzazione è certamente in crisi. Il Wall Street Journal pubblica la notizia che il governo di Kabul sta dando sostegno finanziario ad una delle fazioni interne ai talebani per favorire una scissione che renderebbe più facili i colloqui di pace, iniziati ufficiosamente, interrotti, abortiti, più volte. Un aspetto delicato, se inquadrato con la “pietra miliare” contro Mansour, perché se da un lato l’uccisione del leader può rappresentare occasione di divisione, dall’altro potrebbe significare anche la possibilità che davanti al colpo subito dal nemico le fazioni possano pragmaticamente avvicinarsi. Per i funzionari che hanno parlato al WSJ a finanziare l’operazione portata avanti dal governo afghano sarebbero gli stessi americani (soldi che si aggiungerebbero ai 4 miliardi di dollari l’anno che Washington già invia alle forze di sicurezza). Il beneficiario del sostegno (che comprenderebbe anche l’invio di armi), di cui l’intelligence afghana è vettore, sarebbe il Mullah Mohammad Rasool, uomo forte nelle province meridionali di Zabul e Helmand, in quella orientale di Paktika e le occidentali di Farah e Herat. Rasool è da sempre stato contrario alla leadership di Mansour.

LO SCONTRO DIPLOMATICO COL PAKISTAN

L’attacco di sabato scorso contro Mansour è avvenuto in Baluchistan (de facto sede dei talebani afghani), provincia pakistana che dal confine afghano scende fino al Mar Arabico. Nella zona non c’è cooperazione tra pakistani e americani, e infatti è la prima volta che l’area viene interessata da un raid aereo americano, che di solito sono concentrati più a nord, nelle aree tribali del Waziristan, dove si svolgono anche le operazioni congiunte Usa/Pk. Dopo mesi di sforzi per intavolare colloqui di pace in Pakistan, l’attacco non è stato accolto favorevolmente da Islamabad: oltretutto torna la storia della violazione, non comunicata, dello spazio aereo e della sovranità (per definizione del ministero degli Esteri del Pakistan: “Violata la nostra sovranità” scrive nel comunicato di commento). Un po’ quel che successe con l’eliminazione di Osama Bin Laden ad Abbottabad, il governo di Islamabad è stato avvisato solo a cose fatte. L’attacco può anche essere letto come una manifestazione di impazienza nei confronti dei negoziati pakistani, che stallano (con accuse di complicità che si susseguono da anni), sostiene il New York Times.

IL CONGRESSO CONTRO ISLAMABAD, CHE NON FA NIENTE CONTRO IL SUCCESSORE DI MANSOUR

Secondo quanto scritto dalla Reuters, la shura centrale talebana si è già riunita per parlare della successione, voci che non è possibile confermare e riportate da diversi media internazionali dicono che Sirajuddin Haqqani potrebbe essere il nuovo capo. Haqqani, che ha una taglia del dipartimento di Stato americano da 5 milioni sulla testa, fa parte di uno dei network più ambigui all’interno dell’organizzazione Taliban. Vicino ad al Qaeda, la “rete Haqqani” è quella che anni fa avrebbe introdotto gli attentati suicidi in Afghanistan. Il suo clan famigliare (discendente dal padre Jalaluddin, che ha combattuto il mitologico jihad contro i sovietici nel 1980) potrebbe aiutarlo nel ruolo di guida nel proteggere l’unità dell’organizzazione. Mercoledì scorso, con un National Defense Authorization Act la Camera dei Rappresentanti americani ha ignorato gli avvisi della Casa Bianca e bloccato 450 milioni di dollari di aiuti militari al Pakistan, incolpando il governo di Islamabad di non aver preso sufficienti provvedimenti per debellare la rete Haqqani (le complicità di cui si diceva).

(Foto: Flickr-Isaf Media, insorti talebani)

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