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Ecco cosa è successo davvero a Livorno con Filippo Nogarin

Con l’avviso di garanzia ricevuto dal sindaco di Livorno Filippo Nogarin (il primo, oggi ne sono comparsi altri due) il Movimento 5 stelle ha scoperto il garantismo – evviva! – ma se ne vergogna. Al punto da inventarsi la favola bella di un sindaco che volontariamente si espone portando in tribunale “i libri” di una società municipalizzata, dando così origine, per “atto dovuto”, ai propri guai giudiziari. È vero il contrario.

Il sindaco Nogarin ha dal primo momento sostenuto che l’indagine sulla società dei rifiuti livornese è nata quando ha portato in tribunale i libri dell’Aamps, la società dei rifiuti al centro dell’inchiesta, e lo ripete ancora oggi in una intervista al quotidiano La Nazione, ma con una significativa precisazione: “Quanto è accaduto non ha portato al sindaco Nogarin alcun vantaggio. Del resto sono stato io a consegnare al tribunale fallimentare le carte sull’Aamps”. Ah ecco: non in Procura, ma al tribunale fallimentare.

Quando? Il 25 febbraio 2016. E perché? Ce lo spiega un comunicato stampa che troviamo in quella data sul sito Aamps: “Comune di Livorno e Aamps Spa informano che questa mattina il legale rappresentante dell’azienda ha provveduto a presentare formalmente presso il Tribunale di Livorno l’istanza di concordato preventivo “in bianco”. Il fascicolo, contenente la documentazione indicata per legge, è stato vidimato e nei prossimi giorni l’avvenuto deposito verrà inoltrato alla CCIAA di Livorno”.

Questo è quanto. Un passaggio tecnico per avviare una procedura di concordato fallimentare, nulla di più. E che non ha niente a che vedere con l’indagine giudiziaria nata ben prima a seguito delle denunce presentate da due diversi collegi di revisori dei conti dopo che, contraddicendo il parere da loro espresso, il Comune di Livorno aveva approvato i bilanci 2013 (allora era sindaco il Pd Cosimi) e 2014 (sindaco Nogarin).

Furono dunque i revisori dei conti di Aamps, con loro sonora bocciatura dei bilanci 2013 e 2014, a sollevare l’attenzione della Procura sulla gestione dell’azienda, prima ancora che Nogarin diventasse sindaco. E cosa ha fatto il nuovo Sindaco dopo il ribaltone elettorale? Ha dato finalmente riscontro alle loro denunce? Al contrario. Nei loro confronti si è sviluppata una dura contestazione da parte della maggioranza 5 Stelle, al punto da arrivare a un furibondo scontro fra il collegio sindacale Aamps e il consiglio di amministrazione Aamps nominato da Nogarin, con conseguente denuncia del collegio sindacale, nello scorso aprile, nei confronti del cda Aamps per «gravi irregolarità nella gestione» della società controllata, ai sensi dell’articolo 2409 del codice civile.

Nello stesso tempo sono cadute nel vuoto le sollecitazioni rivolte al Sindaco dagli stessi funzionari del Comune di Livorno perché denunciasse a sua volta il cda di Aamps. Si legge sul Tirreno del 19 febbraio, a proposito di una lettera inviata a Nogarin dal segretario generale, dal ragioniere capo, dall’avvocato civico e dalla dirigente del personale, sotto il titolo «Il sindaco valuti di andare in tribunale»: “Nonostante i comprensibili tentativi del segretario di tenere i toni bassi, la lettera dei quattro dirigenti è tuttavia chiara e perentoria: Ascione, Macchia, Falleni e Cenerini invitano il sindaco a sottoporre l’intera questione al vaglio della magistratura, chiedendogli di «valutare l’adozione delle misure previste dall’articolo 2409 del codice civile», vale a dire “denunziare al tribunale i fatti se vi sia fondato sospetto che gli amministratori, in violazione dei loro doveri, abbiano compiuto gravi irregolarità nella gestione, che possano arrecare danno alla società”, alla luce di alcuni pagamenti e transazioni effettuati dalla società”.

Parole forti, nessun riscontro.

Questi i fatti. Il garantismo è un principio costituzionale – per quanto spesso violato da coloro stessi che dovrebbero attuarlo. Nogarin continui quindi a svolgere la funzione che gli è stata affidata dagli elettori. Ma non lo farà per rispetto del voto e della Costituzione. Sappiamo infatti che esiste una sorta di Sharia grillina che prevede altre norme e altri “principi” (quelli del Movimento 5 stelle) ed è sulla base di essi che Nogarin ha annunciato che non intende dare le dimissioni.

Ora sappiamo su cosa poggiano questi principi: balle, balle, balle.

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