In Libia sono in corso vari conflitti. Il loro esito è imprevedibile.
Frequentemente le varie fazioni mutano di campo secondo le circostanze. Sono generalmente sostenute dalle potenze regionali, che mirano ad accrescere la propria influenza nel variegato mondo sunnita. L’Egitto e gli Emirati appoggiano il governo di Tobruk e l’ambizioso generale Khalifa Haftar. Nella recente visita a Il Cairo del Capo del Consiglio Presidenziale libico, Fayez al-Sarraj, il presidente egiziano al-Sisi ha affermato di appoggiarlo. Nel contempo, sostiene l’avversario principale di Sarraj, cioè il generale Haftar. Quale sia la realtà è difficile dire. Si può solo affermare che l’Egitto è determinante per la Libia e che le tensioni dell’Italia per il caso del povero Regeni ne danneggiano anche le possibilità d’influire sulla Libia. La Turchia e il Qatar hanno sinora sostenuto il governo di Tripoli e le milizie di Misurata, dove è tuttora forte l’influenza de Fratellanza Musulmana.
Gli USA, la Russia e le principali potenze europee hanno in Libia priorità e obiettivi diversi, anche se non necessariamente confliggenti fra loro. Per gli USA e l’UK è prioritaria la distruzione dell’ISIS. La Francia vuole rafforzare la propria influenza in Africa settentrionale e i propri legami con l’Egitto. Intende anche evitare il contagio dell’ISIS nel Maghreb e nel Sahel. Per l’Italia l’obiettivo più importante è certamente il contenimento dell’immigrazione. Giustamente non prende molto sul serio la minaccia che la Libia si trasformi in una base dell’ISIS per un’offensiva terroristica in Europa. La Russia vede nella Libia un’occasione per affermare la propria presenza in Mediterraneo. Ha stampato dinari per il governo di Tobruk. Afferma che le attuali risoluzioni del Consiglio di Sicurezza non consentono di estendere dal governo di Tobruk alla Libia gli attacchi contro l’ISIS, né autorizzano interventi militari a favore del “governo di accordo nazionale” sponsorizzato dall’ONU.
I “giochi” principali si svolgono fra le varie fazioni libiche. Con l’offensiva contro la roccaforte dell’ISIS a Sirte del gen. Haftar e con il suo rafforzamento con armi dagli Emirati e con l’afflusso nei ranghi dell’autoproclamato “esercito nazionale libico”, ormai forte di 7.000 uomini (con ex-sostenitori di Gheddafi e con le Guardie delle installazioni petrolifere di Ibrahim Jadhran, finora sostenitore di Sarraj), la situazione è forse ad un punto di svolta. Chi sconfiggerà l’ISIS avrà certamente il sostegno americano. Se Haftar e i suoi riusciranno a sconfiggerlo, accresceranno il loro peso nel governo di unità nazionale, qualora beninteso non decidessero di dividere la Libia fra la Cirenaica e la Tripolitania. Gli altri occidentali e anche la Russia si allineeranno a Washington.
(prima parte; la seconda parte dell’analisi sarà pubblicata mercoledì prossimo)