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Perché l’Europa apre le porte alla Turchia

La Commissione Europea chiederà che, entro giugno, i cittadini turchi possano viaggiare liberamente in Europa, così come stabilito dall’accordo sui migranti firmato il 18 marzo. Lo ha riportato la Reuters, secondo cui mercoledì 4 maggio la Commissione Europea dichiarerà che la Turchia ha raggiunto “a grandi linee” i criteri per la liberalizzazione dei visti, e chiederà ai governi europei e al Parlamento Europeo di approvare la decisione entro la fine di giugno. La liberalizzazione dei visti di viaggio per i turchi era una delle condizioni dell’accordo Turchia-Ue sui migranti su cui le settimane scorse Juncker e Davutoglu avevano avuto uno scambio di battute non troppo amichevole.

IL SÌ ALLA TURCHIA

Secondo una fonte interna alle istituzioni europee, il “sì” dell’Ue alla liberalizzazione deriva dal raggiungimento delle condizioni richieste: “Non abbiamo abbassato i nostri standard, ma è stata la Turchia ad aver innalzato i suoi”, ha spiegato il funzionario Ue a Reuters, anche se l’esecutivo europeo solo due settimane fa aveva dichiarato che Ankara aveva raggiunto poco più della metà delle condizioni richieste, con le parole del commissario Ue per gli Aiuti umanitari Christos Stylianides, che lo scorso sabato aveva dichiarato, parlando al Senato francese: Ankara ha completato il 50% delle 72 condizioni poste per la facilitazione dei visti, e “non possiamo tagliare gli standard per nessuno ma nello stesso tempo dobbiamo sostenere questo accordo”.

UN ACCORDO NECESSARIO

Anche se controverso, l’accordo con la Turchia è necessario per l’Europa, ha dichiarato ancora il commissario Stylianides dalla Francia: “So che l’accordo resta controverso. Vorrei dire che non ci sarebbe soluzione senza la Turchia. Non c’è altra via d’uscita se non un accordo con la Turchia – ha spiegato a Parigi – Abbiamo bisogno di loro e loro di noi, è tutto. Non è perfetto, in definitiva, è una grande sfida per noi, abbiamo condotto negoziati molto duri”.

NESSUN INCHINO ALLA TURCHIA

L’Europa non si sta inchinando alla Turchia e l’accordo siglato con Ankara sta portando a risultati concreti. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, in un’intervista rilasciata a Repubblica. E sulle perplessità riguardo i diritti civili e la libertà di informazione, che in Turchia si fa sempre più grigia, Steinmeier ha proposto una visione di insieme: “I rapporti tra Stati raramente si concentrano su un solo aspetto. Il nostro rapporto con la Turchia è fatto di molte cose. Denunciamo il peggioramento della situazione sui diritti umani e la libertà di stampa e ci preoccupa la politica nei confronti dei curdi. Ma il rapporto con Ankara non si esaurisce qui. È il Paese chiave per la migrazione dal Medio Oriente. Ed è compito della politica, cercare di tenere tutto insieme. Ma l’accusa di tacere o addirittura di inchinarci ad Ankara è sbagliata”.

LA PRESSIONE DI DAVUTOGLU E ERDOGAN

Nelle settimane scorse il primo ministro turco Ahmet Davutoglu aveva avvisato le istituzioni europee: “La Turchia è un interlocutore serio – aveva dichiarato Davutoglu il 18 aprile -. Fa quello che ha promesso e non consentirà deviazioni dall’implementazione di quello che è stato concordato. Ma è un impegno comune. Se l’Ue non può fare i passi necessari, non può aspettarsi che la Turchia faccia i suoi”. Il premier turco aveva poi aggiunto che “in assenza” delle facilitazioni dei visti entro giugno “nessuno si aspetti che la Turchia rispetterà i suoi obblighi”. Il giorno successivo, il 19 aprile, era stato Erdogan stesso a lanciare una nuova provocazione: “L’Unione Europea ha bisogno della Turchia più di quanto la Turchia non abbia bisogno dell’Unione Europea”.

LA RISPOSTA DI JUNCKER

“Sulla liberalizzazione dei visti si andrà avanti solo se Ankara rispetterà tutti i criteri previsti dall’Unione europea, non faremo eccezioni”, aveva fatto sapere Jean-Claude Juncker dopo le provocazioni di Davutoglu e Erdogan. “La Turchia deve soddisfare tutti i requisiti per i viaggi visa-free con l’Ue, i criteri non saranno annacquati”.



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