La gestione dei migranti si incaglia sugli hotspot galleggianti: Matteo Renzi li boccia, Angelino Alfano li propone – e ripropone – mentre da Bruxelles si alternano pareri sostanzialmente favorevoli (secondo il Viminale) e dubbi sulla possibilità pratica di metterli in moto (con quali navi?), oltre al rischio (secondo alcuni esperti e giuristi) di non tutelare i diritti dei migranti appena messi in salvo in mare.
IL NO DI MATTEO RENZI
Non si rende necessaria, al momento, alcuna apertura di nuovi hotspot, né in mare né sulla terra ferma, secondo il presidente del Consiglio Matteo Renzi. La richiesta dell’Ue di aprire nuovi hotspot si basa, spiega Renzi, sul presupposto che la chiusura della rotta balcanica avrebbe portato a una crescita dei flussi verso l’Italia, cosa che secondo il premier non è avvenuta: infatti da inizio anno a ieri “si registra un 20% di arrivi in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”. Renzi ha messo da parte, quindi, anche la proposta di Alfano sull’apertura di centri galleggiamenti di riconoscimento, e l’ha fatto durante l’incontro a Palazzo Chigi con il premier olandese, Mark Rutte, detentore della presidenza di turno dell’Ue.
IL REPORT DELLA COMMISSIONE
Alla base delle preoccupazioni della Commissione europea, però, non ci sarebbe il paventato spostamento dei flussi dalla rotta balcanica a quella mediterranea, ma l’arrivo della bella stagione, che spinge un flusso maggiore di persone a percorrere la strada del mare per arrivare in Europa. E se la porta greca è ormai chiusa – anche grazie all’accordo Ue-Turchia – quella italiana è ancora aperta, e sicuramente più difficile da sbarrare. “Le autorità italiane dovrebbero accelerare la creazione di hotspot mobili”, si legge nell’ultima relazione della Commissione sulle migrazioni, perché molti sbarchi avvengono in zone in cui non sono presenti centri di identificazione (al momento a Pozzallo, Lampedusa, Trapani e Taranto). Il Viminale ha dichiarato che per far fronte all’emergenza verranno aperti altri due hotspot a terra, ma non si tratta di nuove misure: i due centri sarebbero già stati previsti dal Piano Juncker ed erano stati individuati nelle città di Augusta (Siracusa) e Porto Empedocle (Agrigento).
GLI HOTSPOT GALLEGGIANTI (RI)PROPOSTI DA ALFANO
L’unica vera novità, dunque, potrebbe essere quella proposta da Alfano: “Siamo disponibili ad aprire nuovi hotspot, anche galleggianti. Questo sistema consentirà di fare le operazioni di identificazione direttamente a bordo, senza far fuggire nessuno, e a questo meccanismo possono contribuire le agenzie umanitarie e Frontex”, ha dichiarato Alfano dopo la pubblicazione del report sulle migrazioni della Commissione europea il 18 maggio. I centri di identificazione sul mare, però, erano stati proposti per la prima volta da Matteo Salvini: “Ci sono numerose piattaforme dell’Eni in disuso in mare – aveva spiegato Salvini – e sarebbe soluzione non sciocca riadattarle a centri di sosta, accoglienza e identificazione, per non arrecare disturbo alla popolazione circostante. Studiamone la fattibilità”. Alfano, fatta sua nella sostanza la proposta di Salvini – con le dovute differenze – aveva avanzato la proposta di hotspot galleggianti il 27 aprile scorso, durante un incontro bilaterale con il commissario europeo per la Migrazione, Dimitris Avramopoulos, la quale prevedeva “l’uso delle navi per l’identificazione dei migranti, per poter prendere impronte digitali e dati anagrafici in mare durante i soccorsi. Così – spiegava il responsabile del Viminale – non avremo un posto fisso a terra, creando degli hotspot sul mare”.
LE PAROLE DI DIMITRIS AVRAMOPOULOS
“Non possiamo considerarci soddisfatti dei risultati ottenuti finora. Occorre fare di più, e velocemente. Dobbiamo reagire velocemente all’urgente situazione umanitaria in Grecia e impedire qualsiasi deterioramento della situazione in Italia”, ha dichiarato il commissario all’Immigrazione Avramopoulos dopo la pubblicazione del report della Commissione. Dopo averla proposta il 27 aprile, la risposta di Alfano è stata nuovamente quella degli hotspot galleggianti, considerata da Avramopoulos “una buona idea” che è, però, ancora allo studio degli esperti europei. I dubbi avanzati dal commissario sulle Migrazioni, espresse in una lettera inviata ai ministri Alfano e Gentiloni, sono però numerosi: “Pur riconoscendo che navi più grandi potrebbero permettere di effettuare i controlli sanitari, di sicurezza e di identità iniziali sui migranti soccorsi o intercettati in mare, devo notare che Frontex non dispone in permanenza di questo tipo di mezzi – ha spiegato Avramopoulos -. Confido nel fatto che l’Agenzia valuterà attentamente la proposta e vi darà seguito sulla base della sottesa analisi dei rischi e delle esigenze operative”.
IL PARERE NEGATIVO DEGLI ESPERTI
Su altri fronti, però, arrivano dubbi e perplessità. “I diritti non potranno mai essere effettivamente garantiti in modo adeguato in alto mare” ha affermato l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) secondo cui non servono i dettagli sul piano per affermare che le identificazioni in mare “sarebbero in ogni caso illegittime per violazione di norme costituzionali, internazionali e dell’Unione europea”. Perplessità sono state avanzate anche da Christopher Hein, consigliere strategico del Cir (Consiglio italiano rifugiati), secondo cui non ci saranno problemi se “ci si limiterà all’identificazione dei migranti” ma “non vorrei invece che questo progetto di hotspot sul mare contemplasse direttamente misure d’espulsioni dalle navi al largo”, ha concluso Hein.
DISACCORDO RENZI-ALFANO
Alcuni osservatori si chiedono: il disaccordo fra Renzi e Alfano è reale o è un gioco delle parti nella complessa partita dell’immigrazione? D’altronde a Bruxelles e nelle capitoli europee si discute del Migration Compact. E’ forse in attesa di una risposta su questo tema che il premier frena su nuove misure in tema di migrazioni?