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Il capo delle milizie del petrolio in Libia molla l’Onu e passa con Haftar?

Da giovedì l’offensiva contro lo Stato islamico programmata dal generale freelance pro-Cirenaica Khalifa Haftar potrebbe esseere sostenuta anche da Ibrahim Jadaran, signore della Petroleum Facility Guard, ossia la milizia che presidia e fornisce sicurezza a tutti i campi petroliferi libici.

Jadhran qualche settimana fa aveva espresso il proprio sostegno al proto-governo di Fayez Serraj, per ovvie ragioni di interesse: i pozzi libici, anche se quasi esclusivamente gestiti dai locali, sono di proprietà di multinazionali occidentali, e l’Occidente è più o meno compatto, almeno ufficialmente, con l’Onu. La dicitura “almeno ufficialmente” è legata al fatto che nazioni come la Francia (e forse anche il Regno Unito, gli Stati Uniti e l’Italia) sono per esempio presenti con gruppi di forze speciali nelle basi della milizia guidata da Haftar: Parigi più di tutti muove, più o meno segretamente, i propri interessi al fianco dei due grossi sponsor esterni della Cirenaica e di Haftar, l’Egitto e gli Emirati Arabi.

L’EX NEMICO PRINCIPALE

In un articolo pubblicato il 2 maggio il Libyan Herald definiva Jadhran il principale rivale di Haftar ad est. Alla presenza della sua ben fornita milizia si legava per esempio la decisione del generale di spostare le sue truppe in direzione di Sirte seguendo rotte “molto meridionali” per evitare di attraversare la cosiddetta Mezzaluna petrolifera, dove le Pfg sono la milizia più forte e importante numericamente. L’obiettivo era evitare di scontrarsi con gli uomini di Jadhran prima di combattere con il Califfo: il capo della Pfg, d’altronde, ha passato nelle ultime settimana momenti di nervosismo legati al fatto che il premier del non riconosciuto governo di Tobruk, Abdullah al Thinni, aveva emanato un decreto unilaterale con cui lo esautorava dal ruolo di comandante delle guardie petrolifere; provvedimento del tutto ignorato sia da Jadhran che dai suoi uomini.

IL CAMBIO DI CASACCA

A cercare di convincere il potente miliziano di Bengasi nel repentino cambio di casacca c’è una lunga mediazione del capo delle forze speciali al Saiqa, Wanes Bukhamada (il quale in precedenza aveva ricevuto sostegno anche da Salah Al-Ataiwish, leder della tribù Magharba di cui Jadhran è membro). Bukhamada è colui che per primo disse alla Reuters che la milizia di Haftar e la sua unità avevano ricevuto l’aiuto delle forze speciali francesi nella battaglia di Bengasi contro lo Stato islamico, era il 25 febbraio.

UN COLPO A SERRAJ

Incontri nella città petrolifera di Ras Lanuf, per cercare di far passare le forze dell’Lna (la milizia di Haftar che si fa chiamare Libyan National Army) liberamente da est a sud per arrivare a Sirte e avere garantita per il momento anche la linea di rifornimento. Questo passaggio è piuttosto preoccupante per il Consiglio presidenziale, l’organo promosso dall’Onu e presieduto da Serraj. Quelle rotte attraversano infatti le aree petrolifere della Cirenaica, l’obiettivo geopolitico di chi come Tobruk o il Cairo vuole separare la regione orientale della Libia. Se le guardia del Pfg dovessero entrare in accordi con i cirenaici potrebbe verificarsi uno dei maggiori timori condiviso da Tripoli a Bruxelles, ossia che l’Est inizi a vendere petrolio in modo indipendente. L’ultimo tentativo, una settimana fa, ha visto la petroliera Distya Amenya essere intercettata prima di scaricare clandestinamente a Malta.

ALZARE IL PREZZO

 

Il tutto potrebbe anche essere letto come un tentativo del leader della Pfg di alzare il prezzo per ottenere in cambio la propria fedeltà, visto che il portavoce della milizia ha specificato che per il momento le forze dell’Lna non avranno alcun ruolo sui campi petroliferi.

LA STORIA DELLA SEACHANCE

Lo stallo tra est e ovest libico è arrivato anche al mondo del petrolio. La nave cisterna “Seachance” è stata ferma per giorni in attesa di ricevere 600 mila barili di petrolio del gigante anglo-svizzera del trading Glencore al porto di Marsa al Hariga, poi mercoledì ha lasciato il porto. La cosiddetta “Noc-Bengasi”, una replica cirenaica di quella nazionale ha impedito ai lavoratori portuali di caricare la nave per rappresaglia nei confronti del blocco imposto da Tripoli, anche attraverso sanzioni Onu, alla Distya Amenya. Secondo la Reuters questo stallo potrebbe costare un calo di altri 120 mila barili giornalieri di produzione/esportazione.

(Foto: Twitter; Ibrahim Jadhran a destra, insieme a Wanes Bukhamad a Ras Lanuf)

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