Due fattori sono ormai chiarissimi. Il primo è la rabbia verso l’establishment, qualunque establishment, che porta le classi medie (è stato scritto magistralmente: “the rise of the unprotected”) a una reazione furente contro la politica tradizionale e a considerare Trump lo strumento della loro vendetta. Prepariamoci, perché tutto ciò non potrà che crescere e moltiplicarsi anche in Europa, com’è già fin troppo chiaro.
Il secondo è il fatto che Trump è il primo candidato venuto dritto dritto da un reality-tv show: tutti sanno che per anni è stato protagonista (e interprete di se stesso) in The Apprentice, con indici di ascolto pazzeschi, eccitando e insieme rispecchiando la voglia popolare di decisionismo (“you’re fired!”), di intrattenimento misto a bullismo, di prepotenza divertente, di arroganza e volgarità esibite come stile di vita, eccetera. Ora ha trasferito questo schema nella politica e nell’informazione (anzi, nell’infotainment perpetuo in cui siamo immersi nel nostro Occidente), e anche l’establishment mediatico, come quello politico, non ha saputo gestire la novità, facendosi catturare, anzi divorare.
Ma c’è un terzo fattore, meno politico e più antropologico, che non va trascurato. Vi si è dedicato un ricercatore del New Jersey, Dan Cassino, ripreso domenica scorsa dal Washington Post. La sua analisi parte, al contrario, da una debolezza di Trump, e cioè la sua misoginia, le sue battute devastanti contro le donne (la gaffe sulle mestruazioni di una giornalista sgradita, le offese sull’aspetto fisico della candidata Carly Fiorina, eccetera). E’ chiaro che tutto ciò gli ha alienato una larghissima parte di voto femminile: un autogol pazzesco. Eppure, eppure, dice Cassino, potrebbe esserci l’altra faccia della medaglia, rappresentata da un appello trumpista nemmeno troppo subliminale ai maschi in crisi e impauriti. Cassino ha provato a capirne di più interpellando un campione di elettori americani maschi, e informandosi ad esempio su chi, in casa loro, tra marito e moglie, riceva lo stipendio più alto. Ne è venuto fuori che i maschi più spaventati dalla crescita sociale, professionale ed economica delle donne, sono più orientati a votare Trump.
Occhio, allora: perfino quella ostentata misoginia trumpista potrebbe essere non una gaffe, ma un freddo calcolo. Perse le donne – sembra dire e fare Trump – voglio catturare almeno tutti i maschi. I maschi incazzati contro Washington e contro lo status quo, ma anche i maschi impauriti, sotto sotto, dal crescente peso femminile nella società. Meditate…