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Vi spiego il giochetto segreto della Francia in Libia

isis, carlo jean

Il controllo del petrolio è la principale posta in gioco fra le fazioni che si confrontano in Libia. Da esso dipendono i futuri assetti istituzionali del paese: Stato unitario o federale o due Stati. Costituisce anche l’obiettivo delle numerose potenze esterne, che si confrontano in Libia e si combattono per procura, sostenendo le fazioni a ciascuna favorevoli.

IL GIOCO PERICOLOSO DELLA FRANCIA

Appoggiando il generale Haftar, ma dicendo di sostenere Serraj, la Francia sta facendo un “gioco” alquanto ambiguo. Forse non è la sola. Taluni puntano sulla possibilità che Haftar occupi il ricco bacino petrolifero della Sirte e, con i rifornimenti militari ricevuti, elimini l’Isis dalla costa e da Sirte. Non ha la forza necessaria per conquistare anche la Tripolitania. Il suo successo comporterebbe la divisione della Libia. Sarebbe il “Piano B” da sostenere qualora Serraj non riuscisse a consolidarsi e a prendere il controllo delle milizie di Tripoli, oltre a quelle di Misurata e, con l’aiuto internazionale, non riuscisse a mantenere l’unità del paese, magari con un ordinamento federale. L’accettazione del fatto compiuto di un successo di Haftar toglierebbe così la “castagna dal fuoco”, che oggi paralizza l’Occidente: quella di dover combattere l’ISIS in Libia.

COSA PENSA TOBRUK DI SERRAJ

Insomma la situazione è tutt’altro che chiara. I recenti successi di Haftar rendono quasi impossibile che Tobruk cambi la sua decisione nei confronti di Serraj. Difficilmente sarà piegato dalla decisione di strangolarlo finanziariamente, impedendogli di vendere il petrolio che gli arriva dal giacimento Sarir, collegato con un oleodotto a un porto vicino a Tobruk. L’ONU sembra comunque intenzionato a seguire tale strategia. Una petroliera carica di petrolio, salpata da Tobruk è stata bloccata. Il governo di Tobruk, fino a qualche tempo fa riconosciuto come legittimo, sembra orientato a non cedere i suoi poteri a Serraj. Stampa moneta, per svincolarsi dalla dipendenza dalla LCB.

IL RUOLO DELLA RUSSIA

Il caos, dunque, continua. Non si vede come uscirne. Tutto dipende dai libici. Il sostegno militare internazionale potrà essere solo limitato. Il condizionale è d’obbligo anche per un altro motivo. Mosca sostiene che la risoluzione dell’ONU che autorizza la lotta contro l’ISIS in Siria e in Iraq non può essere estesa alla Libia. Forse la Russia vuole compensare in Libia, appoggiando gli Stati arabi sunniti, il sostegno dato agli sciiti in Medio Oriente. Oppure, ha deciso che le conviene mantenere il caos in Libia. Con esso sono incontenibili le ondate di immigranti sulla rotta del Mediterraneo Centrale verso l’Italia, che tanto negativamente incidono sulla coesione dell’UE. La posizione russa riduce di fatto la possibilità che taluni Stati europei – tra cui l’Italia e la Germania – partecipino ad un intervento in Libia, data anche l’assenza di una forte leadership americana.

COSA FARA’ L’ITALIA

In conclusione tutte le ipotesi fatte dai media sull’entità dei contingenti che dovrebbe schierare l’Italia sono irrealistiche, semplici fantasie. Forse corrispondono a scenari che gli Stati Maggiori stanno elaborando. Ma finché non verrà deciso se intervenire o no e per quali obiettivi, con quali costi/benefici e tempi, né chi sarà nostro alleato, avversario o neutrale, sia in Libia sia fra le potenze esterne, sono semplici ipotesi fantasiose. E’ da notare che il dibattito riguarda il numero dei soldati, ma non che cosa si intenda fare, con chi e contro di chi. Le incertezze sulla legittimità di Serraj e su che cosa farà Haftar costituiscono una comoda “foglia di fico” per dilazionare ogni decisione.

(2. fine. La prima parte dell’analisi si può leggere qui)


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