Il potere dei media, sopratutto quelli di ultima generazione, ha conquistato anche le organizzazioni terroristiche. Stato islamico primo tra tutte. Capaci di accorciare le distanze e rivolgersi in tempi brevissimi, e a costi bassi, a un vasto bacino di utenti, i nuovi mezzi di comunicazione sono entrati a fare parte degli strumenti utilizzati dai terroristi per farsi conoscere e raccogliere proseliti.
L’ultima frontiera del connubio “mezzi di comunicazione-terrorismo” sembra essere costituito dalle app per smartphone. Proprio a qualche giorno fa risale, infatti, la notizia che l’Isis si sarebbe cimentato nella creazione di un’applicazione. Un’altra? Sì, un’altra. Infatti, dopo aver creato un’app per dispositivi Android, il cui scopo era fornire all’organizzazione terroristica un ulteriore strumento di propaganda, spesso tramite la diffusione di video di decapitazioni, questa volta gli uomini di al-Baghdadi hanno creato un’app per bambini.
IMPARARE L’ALFABETO CON HUROOF
La nuova app si chiama Huroof e lo scopo è insegnare ai bambini la lingua araba, più precisamente l’alfabeto. Huroof, non a caso, significa proprio alfabeto, o lettere, in arabo. Realizzata dall’Isis’ Office of Zeal, l’applicazione per smartphone prevede “giochi per memorizzare le lettere dell’alfabeto, scrittura e fonetica, e include anche una canzoncina islamica – nasheed in lingua madre – che aiuti a ricordare l’alfabeto”, scrive The Long War Journal, un sito web che si occupa della guerra globale al terrorismo.
“La nenia – prosegue The Long War Journal – abbina a ciascuna lettera dell’alfabeto una parola attinente alla terminologia jihadista, mentre altri giochi contenuti nell’app includono termini militari. Parole come carro armato, pistola e missile sono le prime ad essere insegnate dall’applicazione”.
IL COMUNICATO STAMPA
Lo Stato islamico ha dato la notizia dell’avvenuta realizzazione dell’app tramite il poliedrico servizio di messaggistica Telegram. Nonostante la startup tedesca, l’anno scorso, si fosse prodigata per impedire al gruppo terroristico di usufruire del servizio, creato dal team berlinese per perseguire tutt’altro scopo, i bagdadisti non solo continuano a utilizzare Telegram, ma questo sembra essere diventato uno dei loro mezzi di comunicazione preferiti.
Si è parlato di un vero e proprio “comunicato stampa, che includeva screenshot dell’app e annesso link per scaricarla”, riporta The Guardian. L’applicazione “insegna ai cuccioli le lettere dell’alfabeto”, si legge nel comunicato riportato dal quotidiano inglese. L’Isis è solito riferirsi con il termine leoni agli adulti, mentre con la parola cuccioli ai bambini. Bambini che la complessa organizzazione terroristica è decisa a educare, fin dalla tenera età, ai valori di cui essa è portatrice. Compito, tra l’altro, facilitato dall’assenza di apparati statali che adempiano alle proprie funzioni, come ad esempio garantire quei servizi fondamentali tra cui si annovera l’istruzione.
IL SAPIENTE USO DELLA TECNOLOGIA
Sebbene possa stupire che destinatari dell’app siano bambini, non sorprende che l’Isis abbia dimostrato, ancora una volta, di saper sfruttare a proprio vantaggio i potenti mezzi che la tecnologia mette a disposizione.
“L’organizzazione ha utilizzato i social media per fare propaganda, sistemi di messaggistica criptata, come Telegram, per comunicare e ha anche creato alcuni siti web”, scrive la rivista Fortune, edita dal gruppo Time Inc. “Alcuni hackers, tra cui quelli del famoso gruppo Anonymous, hanno rimosso centinaia di social media account e eliminato numerosi siti web. L’uso della tecnologia da parte di Isis ha aiutato l’organizzazione ad attrarre militanti da tutto il mondo. Con l’ultima app per smartphone, Isis ha dimostrato di voler includere nella sua missione i bambini ancor prima che diventino adulti”, prosegue la rivista.
NON SOLO L’ISIS, ANCHE I TALIBAN
Non solo l’Isis, ma anche i Taliban si sono misurati con la creazione di un app, concepita per dispositivi Android. Anche in questo caso, l’obiettivo era “connettere il gruppo terroristico con una rete di utenti maggiore”, scrive The Guardian.
Alemarah – era questo il nome dell’applicazione, poi rimossa dal Google Play Store pochi giorni dopo il suo lancio – garantiva l’accesso a video e dichiarazioni, filmate dai Taliban, e realizzate interamente in lingua Pashto.
Secondo Tore Hamming, ricercatore presso l’European University Institute, la creazione dell’app era parte della rivalità in corso tra Taliban e Isis. “Il fatto che l’applicazione sia stata realizzata in lingua Pashto indica che l’audience a cui i Taliban intendevano rivolgersi era la popolazione locale e questo può essere inteso come un tentativo di riguadagnare consensi nella zona est dell’Afghanistan in cui l’Isis sta espandendo il suo controlo”, ha commentato Hamming.