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Scuola, perché lo sciopero dei sindacati è contro i giovani

impresa, governo, femminicidio

I sindacati ri/scendono in piazza il 12 maggio sventolando la bandiera unitaria contro la riforma della scuola e miratamente contro l’alternanza formativa. Ma se c’è una cosa che è utile nella riforma n.107/2015 è l’introduzione dell’alternanza per incrementare le opportunità di lavoro, attuata negli istituti tecnici e professionali per 400 ore e per i licei per 200, nel triennio, essendo i percorsi inseriti nel piano formativo triennale.

Vero è che gli istituti scolastici, dunque dirigenti, insegnanti e anche famiglie, tutti insieme sono impegnati a trovare la strada organizzativa e anche economica per agganciare le aziende che si prestano a fare da “maestri” ai ragazzi sui luoghi di lavoro. Sappiamo bene che il contesto sociale non è poi così  tanto favorevole, ma la società deve responsabilizzarsi per far incontrare le esigenze che i giovani devono poter conoscere prima di incontrare “il magico mondo del lavoro”.

Ai giovani servono sicuramente nuovi moduli formativi (e qui i programmi devono aggiornarsi e anche i docenti devono studiare!). Non esiste l’alibi che usano alcuni sindacati secondo cui la formazione alternanza scuola lavoro è uno sfruttamento del lavoro giovanile, così come non esiste l’alibi degli insegnanti che c’è un appiattimento delle logiche di mercato dominato dalla ricerca del profitto a scapito della formazione umanistica.

L’obiettivo della legge è molto nobile: infatti sarà la prassi e l’esperienza sul campo che consegnerà ai giovani studenti la capacità di auto orientamento “tirando fuori”, dunque “educere”, la valorizzazione delle loro vocazioni personali. Le nostre scuole sono troppo ancora ancorate a trasmettere nozioni: ci vuole pratica e concretezza finalizzata alle persone sia con discipline tradizionali che con attività pratiche ed esperienze a scuola, in azienda, in famiglia.

La nostra scuola è troppo ferma sulle esperienze teoriche e trascura le applicazioni pratiche accentuando così la frattura tra cultura e vita tra realtà e convivenza civile. Dobbiamo porci l’impegno di contaminare tutti gli ambienti della società in questa missione di avvicinare, accompagnare, orientare e sostenere i giovani con tutto quel ben di Dio che abbiamo a disposizione: percorsi all’estero, collaborazione con il terzo settore, con le aziende, con i musei, gli ordini professionali, gli istituti culturali. E’ una sfida di tutti e non si scende in piazza contro!


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