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Luigi Di Maio, l’Ispi, la Trilateral e il boomerang del complottismo a 5 stelle

Prima si sottolinea che il Movimento 5 Stelle è troppo barricadero e poco istituzionale. Poi si stigmatizza chi nello stesso movimento lavora per una prospettiva di governo, dunque non più e non solo movimentista. C’è una certa schizofrenia in alcune reazioni di questi giorni che analizzano le ultime novità ai vertici del movimento fondato da Beppe Grillo.

La progressiva trasformazione dialogante e “moderata”, in vista di una prospettiva di governo e non solo di opposizione, come aveva sottolineato Formiche.net con candidati a sindaco come Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino, trova un esempio indicativo nella figura di Luigi Di Maio, il compassato e per nulla sgarrupato vicepresidente della Camera.

C’è chi ha sbuffato non poco, anche tra i Pentastellati, per i recenti incontri fra Di Maio e alcuni diplomatici per illustrare idee e programmi del Movimento 5 Stelle. E c’è chi ha voluto ricamare su un incontro divulgato, con tanto di foto, tra i vertici dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) e Di Maio per discutere di politiche migratorie. È stata evocata addirittura la Trilateral per biasimare più o meno soavemente la decisione dell’esponente dei Cinque Stelle di partecipare a un incontro con uno dei più autorevoli think tank che figura nelle classifiche mondiali del ramo (l’Ispi nel rapporto 2015 redatto dall’Università di Pennsylvania ha guadagnato 42 posizioni attestandosi tra i migliori 100 al mondo).

La Trilateral è stata evocata soprattutto perché nella foto scattata all’Ispi Di Maio era a fianco di Carlo Secchi, che è tra l’altro presidente del ramo italiano della Trilateral Commission. Secchi non è un oscuro personaggio che lavora nell’ombra: è un noto economista, è stato tra l’altro rettore della Bocconi, espone da decenni idee e proposte su giornali e riviste, e trama tanto nell’ombra che è stato anche eletto parlamentare europeo nel gruppo del Ppe. E il direttore dell’Ispi, Paolo Magri, è pure segretario del gruppo italiano della Trilateral. “Per la riservatezza dei suoi incontri a porte chiuse e il peso dei partecipanti – che producono paper per dare idee ai decisori politici – la Trilateral è seconda nelle teorie dei complottisti soltanto al Club Bilderberg”, ha scritto il vicedirettore del Fatto Quotidiano, Stefano Feltri.

Non è finita. I mugugni su Di Maio sono calati nelle ultime ore anche per la decisione del vicepresidente della Camera di nominare un suo responsabile per i rapporti istituzionali: Vincenzo Spadafora, ex Garante per l’infanzia con un passato nella segreteria dei Verdi e poi capo della segreteria dell’ex ministro ai Beni Culturali, Francesco Rutelli.

Gli sbuffi per la nomina sono giunti anche da alcuni professionisti del lobbismo, delle relazioni istituzionali e della comunicazione. Eppure proprio i lobbisti dovrebbero essere i primi a essere soddisfatti, visto che possono avere un interlocutore ufficiale per intrattenere rapporti istituzionali con un vicepresidente della Camera che, di riffa o di raffa, è considerato un potenziale candidato premier dei grillini.

Il resto è mero complottismo dietrologico. Come quello dispensato sovente dal Movimento 5 stelle.

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