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Come ho cambiato i Servizi segreti. Parla Massolo

Nell’attività di intelligence il segreto e la riservatezza non sono una finalità in sé bensì strumenti per la tutela dello Stato“. In questa frase è rappresentato molto della concezione con cui Giampiero Massolo guarda ai Servizi segreti. Il direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (il cosiddetto DIS) è ormai in procinto di lasciare – dopo quattro anni – il suo incarico. Nell’ultima tornata di nomine dello scorso 29 aprile, Matteo Renzi ha infatti stabilito che il suo ruolo venga assegnato al capo della polizia Alessandro Pansa (qui l’articolo di Formiche.net sul tema). Per Massolo si tratta, dunque, delle ultime settimane alla guida dell’intelligence italiana prima di assumere – come raccontano le cronache – la presidenza di Fincantieri. Così ha approfittato per tratteggiare una sorta di bilancio del suo mandato.

L’APPUNTAMENTO

L’occasione è stata rappresentata oggi dall’incontro che si è svolto a Palazzo Costaguti, nel centro di Roma, per la presentazione del nuovo magazine settimanale online ofcs.report, che sarà dedicato al tema della percezione della sicurezza declinata nelle sue varie sfaccettature. All’iniziativa erano presenti – oltre all’ambasciatore Massolo – anche il direttore della nuova testata Francesca Musacchio (giornalista del Tempo diretto da Gian Marco Chiocci), l’esperto di economia e blogger Marco Rocco e il giornalista e scrittore Andrea Purgatori.

LA FIDUCIA NELL’INTELLIGENCE

Massolo ha rivendicato i passi avanti fatti dall’intelligence negli ultimi anni e i risultati raggiunti anche e soprattutto nel miglioramento della percezione da parte dei cittadini. Da questo punto di vista, il direttore generale del DIS ha ricordato il lavoro svolto per rendere la struttura da lui guidata più trasparente. Esemplificativo – ha evidenziato Massolo – che in un paese con il passato dell’Italia “il tasso di fiducia nei confronti dell’intelligence abbia raggiunto il 64%“.

LA SEGRETEZZA DEI SERVIZI

Secondo Massolo, solo una piccola parte dell’attività di intelligence è necessario che rimanga segreta. “Il 90% si può dire“, ha affermato. Solo il 10%, invece, non deve essere divulgato: “Di regola operazioni che può essere necessario rimanere segrete per tutelare chi le fa o il perchè vengono fatte“.  Il direttore generale del DIS ha quindi espresso l’augurio e la sicurezza che il trend nei prossimi anni continuerà a essere questo.

L’OPINIONE PUBBLICA E LA STAMPA

Massolo si è quindi interrogato su come l’opinione pubblica debba reagire rispetto ai rischi per la sicurezza. “Non deve essere né terrorizzata né distratta“, ha spiegato, ma al contrario “consapevole e fiduciosa“. In questo senso, un ruolo fondamentale – ha evidenziato Massolo – spetta all’informazione “che non deve porsi come cassa di risonanza della propaganda” e “dare credito alla politica di trasparenza” avviata dall’intelligence.

MINACCE REALI E MINACCE PERCEPITE

Massolo, infine, ha posto l’accento sul divario esistente tra realtà e percezione, tra sicurezza e sensazione di insicurezza. “Vi è un’evidente dissociazione tra la minaccia concreta e la sua percezione“, ha osservato. Di esempi in tal senso ne ha fatti due: il terrorismo jihadista e il tema dell’immigrazione. Due questioni che mettono paura agli italiani in modo molto più incisivo di quanto non sarebbe giusto attendersi alla luce delle statistiche.



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