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Perché i penalisti scioperano (e sbuffano contro i magistrati politicizzati)

Sono contro una riforma asistematica del processo, contro lo slogan “prescrizione più lunga e processi più brevi” e contro l’attuale normativa in tema di intercettazioni. E per questo hanno annunciato che incroceranno le braccia per tre giorni, dal 24 al 26 maggio. Ecco cosa pensano gli avvocati dell’Unione delle camere penali della nuova riforma alla quale sta lavorando il governo Renzi.

COSA CAMBIA

Tra i punti chiave della riforma che mette insieme i due ddl di riforma del processo penale e della prescrizione ci sono una prescrizione più lunga per i reati di corruzione, criteri direttivi sulle intercettazioni, 3 mesi di tempo al pm per archiviare o rinviare a giudizio. Il provvedimento è stato presentato dai relatori dem Felice Casson e Giuseppe Cucca.
Il testo base, composto da 41 articoli, contenente la riforma del processo penale, della prescrizione, dell’ordinamento penitenziario e la delega al Governo per la riforma delle intercettazioni, sarà sottoposto agli emendamenti, il cui termine è stato fissato per il prossimo 25 maggio, per poi approdare all’esame dell’aula.

I MOTIVI DELLO SCIOPERO

L’astensione nazionale dei penalisti è diretta “contro una riforma asistematica del processo, contro lo slogan “prescrizione più lunga e processi più brevi”, un ossimoro per coprire le carenze organizzative che portano oltre il 70% dei processi a prescriversi nel corso delle indagini preliminari, contro una riforma della prescrizione che non accorcia, ma allunga i tempi del processo, violando la presunzione di innocenza, il diritto alla vita degli imputati”, dicono i penalisti.

Lo sciopero si rivolge anche contro la attuale normativa in tema di intercettazioni, ritenuta dall’Unione delle camere penali  “del tutto insufficiente a garantire la riservatezza delle comunicazioni di coloro che occasionalmente (o indirettamente) vengano intercettati, e per la distruzione delle intercettazioni irrilevanti ai fini della “prova del reato””.

I penalisti protestano inoltre “contro ogni ulteriore  estensione del “processo a distanza” ai processi penali con detenuti. Per ribadire la critica agli strumenti del “doppio binario”, del regime speciale del 41 bis ord. pen. e dell’art. 146 bis att. c.p.p.”.

E  ancora “contro l’interpretazione delle norme, processuali e sostanziali, in materia di misure cautelari reali ed in materia di utilizzo degli strumenti di captazione intrusivi. Contro questa nuova pericolosa spinta autoritaria, ispirata e alimentata da vari settori della magistratura che alimentano il conflitto aperto dalla Magistratura associata nei confronti della Politica, che deve preservare la propria indipendenza dalla magistratura e sottrarsi, con eguale autorevolezza ed autonomia, alla azione condizionante del populismo”.

“Astensione – conclude l’Ucpi – per far sentire la voce dei penalisti a sostegno dell’autonomia del Legislatore, per ricordargli il suo vincolo ai valori della Costituzione, ed il legame indissolubile dei principi del contraddittorio, dell’immediatezza, del giusto processo e della ragionevole durata, con la libertà di tutti e con la vita della nostra stessa democrazia”.

Leggi qui la Delibera del 7 maggio 2016



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