Giudico negativamente l’azione politica di Renzi, così come è venuta delineandosi negli ultimi due anni, cioè da quando ha assunto la guida del governo. Non sono quindi un renziano, anzi cerco disperatamente un’alternativa liberale a Renzi che adesso non vedo o non c’è. So altresì bene che il prossimo referendum costituzionale di ottobre ha assunto, per scelta precisa del presidente del Consiglio, l’improprio valore di un referendum politico su questo governo. Detto questo, anzi nonostante questo, ritengo che per un liberale come me la migliore scelta sia quella di votare si al referendum di ottobre
Un sì per coerenza. Sarebbe abbastanza strano, dopo avere per venti anni affermato che uno dei maggiori problemi dell’Italia consiste nella situazione di ingessamento istituzionale, e quindi di scarsa efficienza politica, causato dalla vecchia Costituzione, soprattutto con il suo “bicameralismo perfetto”; sarebbe abbastanza strano ritrarsi ora che, finalmente, qualche passo viene fatto nella direzione che in questi anni avevamo indicato.
Un sì politico perché finalmente si sfata il mito della “Costituzione più bella del mondo“. E, di conseguenza, si mettono per la prima volta in scacco le “vestali della Costituzioni” che hanno impedito a questo Paese di rinnovarsi e modernizzarsi. Sarebbe abbastanza paradossale dopo tanto battagliare ritrovarsi insieme ai Rodotà e ai Zagrebelky a difendere la vecchia Costituzione.
Un sì riformista perché dobbiamo combattere prima di tutto in noi stessi l’idea che il bene sia nemico del meglio. Questa non è la migliore riforma realisticamente possibile, sono davvero molti i punti di ambiguità che permangono, ma comunque è un primo passo verso la direzione giusto, come appunto dicevo.
Un sì liberale, infine è soprattutto, perché sono convinto che uno dei problemi italiani è l’iperpoliticismo: la strumentalizzazione politica, anzi partitica, di ogni aspetto della vita pubblica. La politica dovrebbe fare non uno ma mille passi indietro nella società e un referendum costituzionale dovrebbe chiamare a dividersi sul suo contenuto, di garanzia o meno per tutti i cittadini, non su altro. Se anche questa volta così non sarà, sta ai liberali mandare un segnale di rottura: scompigliando il tavolo, non partecipando al gioco dei renziani e degli antirenziani.
Ripeto: si può non essere renziani e votare il si, non è una contraddizione ma un atto di estrema coerenza. Con noi stessi e con il Paese.