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Rita Fantozzi, sapore di vita

Ciao cara Rita, sapore di vita, come cantava Massimo Ranieri. Sapore di combattente della notizia, dello sfinimento fino a dannarsi l’anima per poter fare uno scoop o comunque per portare qualcosa di valido nelle redazioni in cui hai lavorato e poter essere assunta in pianta stabile. E avere – soprattutto – l’onore e il rispetto che ti meritavi.

Grandiosa quando, tu donna di destra e di centrodestra, urlavi nella sala stampa di Montecitorio a Maurizio Gasparri al telefono: “Ah Mauri’, damme la qualunque che devo scrivere!”. Il fatto di venire dalla destra non ti ha mai dato grandi vantaggi, neppure con il centrodestra imperante al governo. Eppure tu eri bravissima, di una correttezza, professionalità rare ma anche di grande umiltà, dote dei forti, ma nel nostro mondo ormai merce quasi introvabile.

Ma un giorno d’improvviso nel Transatlantico tutti presero a scappellarti. Ti avevano vista parlare a lungo con l’allora potente Gianfranco Fini che ti disse: cara signora Fantozzi ho deciso di assumerla io, lei lavorerà per me. Senza che tu glielo avessi mai osato chiedere. Eri raggiante ma non perdesti mai la tua naturalezza e umiltà. Cosa purtroppo rara nel nostro mondo quando si arriva a certi incarichi e si viene purtroppo morsi dalla sindrome un po’ paesana del borghese piccolo piccolo, con l’abitino nuovo, che ha l’aria perenne di dire: mamma, sono arrivato primo.

Poi dopo An ti ho ritrovata all’ufficio stampa del Pdl e ancora a quello di Forza Italia. Professionale, gentile, dissimulavi benissimo la tensione, ma tu, grande estimatrice di Silvio Berlusconi, eri pallida come uno straccio mentre a Deborah Bergamini, portavoce di Berlusconi, incaricata di parlare alle tv, portavi via via le agenzie nella notte della disfatta elettorale azzurra alle Europee del 2014. Poi purtroppo, insieme al nostro caro comune amico Giorgio Lainati, primo capo ufficio stampa azzurro, a Luca D’Alessandro e a tanti altri indistintamente, sei rientrata tra i “licenziati di Silvio”. Per colpa di una nuova legge sul finanziamento ai partiti secondo la quale la politica la dovrebbero fare i droghieri sotto casa, per dire, ma non come il papà di Maggy Thatcher.

Ricordo la tua amarezza, la tua ansia e il tuo affanno per pagare i conti della vita di tutti i giorni, di te bella ragazza single e giornalista per scelta e per passione. Ma dicevi poche parole: “Paola, che devo fare? Stringo i denti e vado avanti come da una vita”. Ti tenevi tutto dentro. Continuavi a sorridere, tu cronista da marciapiede e non da ovattati salotti, che hai dato una lezione con la tua professionale umiltà a tutti noi. Non è un caso che ora non solo tutto il centrodestra, a cominciare da Ncd (il tuo ultimo incarico è stato con il ministro Lorenzin) e Forza Italia naturalmente ti piangano.

A ricordarti è anche il portavoce di Matteo Renzi: il gentile Filippo Sensi. Indro Montanelli scrisse, scettico, che la morte indora tutto. Ma tu dovevi essere indorata in vita. E ora tutti siamo un po’ in debito con te. Cara Rita, sapore di vita.

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