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Perché Roberto Saviano mi annoia

Non è da oggi che Roberto Saviano annoia. Questo sua lettura di tutto il mondo con il filtro delle organizzazioni criminali, che dice di conoscere così bene, comincia a diventare un po’ ridicola. E ogni volta è tutto un citare documenti, intercettazioni, supposti capi, supposti legami. Traccia, probabilmente, scenari più romanzeschi che reali. E si ostina a voler fare il profeta del Mezzogiorno.

Ma il punto non è nemmeno questo. Il punto è che del Sud non capisce nulla, zero. E, tanto per cambiare, accusa il Pd e il governo di occuparsi del Sud solo con mosse propagandistiche. Arriva a dire che ci sono forze, nei pentastellati e in Sel, che potrebbero dare un contributo decisivo.

Si riferisce forse a tale Fico o a tale Di Maio? È possibile. Dire sciocchezze, per fortuna, non è ancora una reato, anche se lui un po’ abusa.

Il suo errore di fondo, ripeto, è quello di pensare che tutti i mali del Sud vengano dall’esistenza di organizzazioni criminali (per la verità molto indebolite negli ultimi due decenni). Non si rende conto che, criminalità o no, il Mezzogiorno deve vedersela con ben altro.

Il primo problema è il progressivo spopolamento. Se continua così, fra qualche anno il Sud non interesserà nemmeno più la malavita perché non ci sarà quasi più niente su cui mettere le mani. Il Mezzogiorno sia avvia, cioè, a diventare una sorta di riserva indiana, povera e inutile, del paese.

Quando si legge che dalla Calabria sono fuggite in quindici anni un milione e mezzo di persone, in genere giovani e dotate di laurea, si capisce che siamo arrivati a un punto quasi di non ritorno. Il Sud, cioè, che già ha una classe politica mediamente molto scadente (salvo qualche  eccezione), rischia nel giro di pochi anni di non avere più alcuna classe dirigente, ma solo incapaci a tutto che si mettono in qualche lista e si fanno eleggere (magari inneggiando all’onestà) e che poi si dedicano a  iniziative strampalate e teatrali (tipo trazzera siciliana).

In più, il Mezzogiorno si sta impoverendo giorno dopo giorno e fra un po’ verrà a mancare persino quella dotazione minima di attività, di imprenditori, e di talenti necessari per ripartire. Una specie di Albania, insomma, ma molto sporcata da anni e anni di attività edilizia fuori controllo.

Sbrogliare questa matassa non è semplice. I vari Saviano, e i suoi amici, finora non hanno fornito alcuna idea, se non mettere in galera un po’ più di esponenti politici (iniziativa lodevole, ma non risolutiva). Si punta su un’economia “pesante” o si pensa a un modello tipo California e Silicon Valley? Ma, nella seconda ipotesi (visto che  le fabbriche stano chiudendo anche al Nord), dove stanno le grandi Università, i private banker? Dove stanno i collegamenti Internet a due giga (come in Corea del Sud) e non a due mega?

In realtà nessuno ha scelto niente, e meno che mai i vari Saviano con la loro mania di leggere soprattutto i verbali di questura, la cronaca nera e le fantasia di qualche Pm troppo annoiato.

Forse è vero che il governo non ha le idee chiare. Ma il lavoro impostato su Bagnoli, ad esempio, va nella direzione giusta: riqualificare

un’area molto importante e trovare il posto per attività scientifiche di avanguardia. È un modello interessante, anche se a furia di guardare dal buco della serratura Saviano e soci non lo hanno capito.

Il problema è che non ci sono soldi abbastanza per fare del Sud una Silicon Valley o un’area  turistica europea. Ma, soprattutto, non ci sono molte  idee. Il Sud sembra ancora lì in attesa di di fabbriche che non arriveranno mai.

E i suoi intellettuali (alla Saviano) producono soprattutto lamenti e sceneggiati tv.

Una strada potrebbe essere, ad esempio, il trasferimento forzoso di 4-5 grossi complessi burocratici in 4-5 capitali del Sud: l’Enel, le Ferrovie, la Rai, ecc. E vedere se l’insediamento di questi grossi uffici può riuscire a dare una spinta di avvio alla macchina inceppata del Sud.

Naturalmente, questa è solo un’idea di massima, e forse nemmeno la migliore.

L’importante è capire che il Sud, mafia o non mafia, sta morendo e che il tempo per impedire che ciò accada non è infinito. I giudici e Saviano sono lì con le orecchie tese sulle telefonate degli esponenti politici a tizio o sempronio, pronti a far scattare le manette. Intanto, intorno a loro, il Sud sta diventando un deserto. Sembra quasi un film.

Qui l’articolo integrale pubblicato su Uomini&Business



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