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Trending topic, cosa si legge nel documento che imbarazza Facebook

Guai in vista per Mark Zuckerberg. Un’inchiesta del Guardian ha rivelato che le notizie “trend” di Facebook sarebbero gestite da persone in carne ed ossa e non tramite il famigerato algoritmo.

IL DOCUMENTO NELLE MANI DEL GUARDIAN

Il quotidiano britannico, venuto in possesso di un documento “confidencial” di 21 pagine intitolato – a scanso di equivoci – “Trending Review Guidelines”, proverebbe come la selezione delle notizie lette da centinaia di milioni di utenti dipenda, di fatto, da un intervento “editoriale”. Una rivelazione che mette in discussione la tanto sbandierata imparzialità del social network più popolare al mondo e che sta già causando molti mal di pancia a Mr. Facebook.

Nei suoi documenti ufficiali l’azienda dichiara da sempre che la selezione delle notizie è quasi esclusivamente “meccanica”. «Gli argomenti che vedete si basano su una serie di fattori, tra cui l’impegno, la tempestività, le pagine che ti piacciono e la vostra posizione», si legge in una nota di risposta alla domanda «Come fa Facebook determinare quali argomenti sono trend?».

L’INTERVENTO EDITORIALE

Ma il documento di 21 pagine parla chiaro. Quasi ogni passaggio che porta alla selezione dei “trend topics” risente di un intervento umano e dunque di decisioni spiccatamente editoriali, al contrario di quanto assicurato dal vice presidente Tom Stocky, che in un post dello scorso 10 maggio spiegava come il social network «non inserisce artificialmente storie nei Trending topics e non istruisce gli editor a farlo».

Nello specifico, esisterebbe un team di news editor istruito a dovere sia su come gestire le notizie in evidenza nel modulo delle “tendenze”, sia su come silenziare ed eliminare argomenti «che non sono di interesse globale», inserendoli in una vera e propria “blacklist”. «Il team editoriale PUÒ iniettare argomenti interessanti nel caso che attraggano molta attenzione come #BlackLivesMatter», si legge.

LE FONTI ACCREDITATE E LA POLICY SUI PROFILI PUBBLICI

Dalle linee guida emerge anche come le fonti valutate per stabilire cosa possa definirsi una notizia “di tendenza” siano appena 10: Bbc News, Cnn, Fox News, The Guardian, Nbc News, The New York Times, Usa Today, The Wall Street Journal, The Washington Post e BuzzFeed News. Di fronte allo scandalo, lo stesso vice presidente di Facebook, Justin Osofsky, ha allargato questo elenco a oltre mille siti mondiali.

Tra gli italiani compaiono Fanpage.it, ilfattoquotidiano.it, Rai, Mediaset, Corriere, Repubblica, Gazzetta dello Sport, Libero, Msn, Sky, Tiscali e Virgilio. Nella pratica, se almeno cinque fra questi “top tier” pubblicano la suddetta notizia, quel tema potrà essere inserito nell’elenco con la massima rilevanza.

Severe linee guida vengono, poi, applicate rispetto a quelle pagine/profili Facebook da cui i newsmakers attingono informazioni o notizie. Basti pensare alle star dello sport o ad attori famosi. In questo caso, il documento fornisce ai redattori delle precise indicazioni per determinare quali pagine degli utenti siano adeguate e attendibili.

IL MODELLO “ASSOCIATED PRESS” DEL DOCUMENTO

Il vademecum diffuso dalla società di Menlo Park è molto simile a quello di una qualsiasi testata giornalistica tradizionale, con una guida che nello stile che ricorda quella di Associated Press, con un elenco di fonti e le istruzioni per la determinazione il livello di notiziabilità di un argomento.

L’INTERVENTO DEL MANAGEMENT DI FACEBOOK

Dopo le rivelazioni del quotidiano britannico, Facebook negato l’esistenza di un filtro umano e quindi di una squadra di persone coinvolte nel processo, per poi ammetterlo implicitamente attraverso la diffusione di un documento più corposo di 28 pagine e, più palesemente, tramite un post del vice presidente Osofsky.

Con il passare delle ore e il montare del caso, è intervenuto anche Zuckerberg, secondo cui le linee guida hanno un’utilità perché evitano «che alcuni punti di vista abbiano priorità rispetto ad altri» ma non ha escluso che l’intervento umano abbia affossato o promosso alcune notizie che sarebbero state tra i “trending topics”: «Apriremo un’indagine per essere certi che il team abbia garantito un prodotto integro. Nelle prossime settimane inviterò i leader conservatori e altre persone di vari orientamenti per capire il loro punto di vista e comprendere come Facebook possa rimanere il più aperta possibile», ha spiegato il CEO.

L’ANTEFATTO

A sollevare il polverone era stato lunedì scorso il sito Gizmodo che, citando non identificati «ex curatori» di Facebook, spiegava come i dipendenti della piattaforma «sopprimono regolarmente notizie di interesse ai lettori conservatori» e «iniettano in modo artificioso» nella sezione dei “trending topics” notizie su argomenti di maggior interesse per gli utenti, sulla base di una lista di dieci fonti considerate principali. La polemica ha raggiunto Capitol Hill: il senatore John Thune, presidente della commissione commercio USA, ha sollecitato Facebook a rispondere alle accuse di parzialità e ora Zuckerberg pianifica un incontro con esponenti conservatori «di tutto lo spettro politico» per rispondere all’ondata di critiche.


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