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Che cosa si aspetta la Difesa dal governo

150 anni delle Officine Galileo 2014, Giuseppe De Giorgi

Più soldi sono necessari per la Marina, sempre più impegnata nelle missioni internazionali e nel salvataggio dei migranti, ma più soldi sono necessari per tutte le Forze armate per affrontare meglio gli impegni sempre crescenti a fronte di risorse e usura dei mezzi ormai a livelli allarmanti. Il primo auspicio è del capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi; il secondo è del ministro della Difesa, Roberta Pinotti: entrambi, alla festa della Marina celebrata davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, hanno mandato messaggi chiari di cui il Parlamento dovrà farsi carico nei prossimi mesi.

Inevitabile la soddisfazione di Pinotti, De Giorgi e del capo di Stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, per il rientro del 2° capo della Brigata marina San Marco Salvatore Girone (ricevuto da Mattarella al Quirinale l’8 giugno con la sua famiglia). La vicenda sua e del Capo di 1ª classe Massimiliano Latorre è lontana dalla conclusione e questo, ha detto il ministro, «ci suggerisce di evitare ogni strumentalizzazione e spettacolarizzazione» pur credendo «che i vari pronunciamenti che li riguarderanno saranno a loro favore».

Il punto politico centrale della cerimonia è stato comunque quello finanziario. De Giorgi ha ricordato che finora la Marina ha salvato oltre 360.000 migranti, distrutto 390 barconi e fatto arrestare circa 400 scafisti; che la missione Eunavfor Med (detta anche operazione Sophia) a comando italiano, sinergica con la missione italiana Mare sicuro, «costituisce un grande successo dell’Italia in Europa» e che il Migration compact proposto dal governo all’Ue per aiutare lo sviluppo in Africa e frenare le emigrazioni ha «indubbie potenzialità strategiche». Nell’ultimo decennio, però, «i fondi per il funzionamento della componente navale sono diminuiti del 65 per cento» mentre «dal 2012 al 2015 le ore di moto della squadra navale sono aumentate del 71 per cento». Il capo di Stato maggiore ha ricordato che nel 2013 disse alle commissioni Difesa di Camera e Senato che servivano 10 miliardi di euro in 10 anni per «evitare la dissoluzione della flotta»: la programmazione, infatti, prevedeva la dismissione di 54 navi su 60 entro il 2025, oggi «ne abbiamo già dismesse 9 ed entro il prossimo anno altre 6 lasceranno il servizio a fronte di sole 4 entrate in linea nel frattempo». Ecco, dunque, che per De Giorgi «è urgente l’avvio di una seconda tranche di finanziamenti per la tutela dello strumento marittimo nazionale, completando il programma d’emergenza avviato con la legge di stabilità 2014, riconfermato nel 2015». Soprattutto, ha aggiunto dopo la cerimonia, non serve un intervento spot, bensì un «intervento significativo e di lungo periodo». Un auspicio che è anche un passaggio di consegne al prossimo capo della Marina, l’ammiraglio Valter Girardelli, che gli subentrerà il 22 giugno.

Spesso si dimentica che, da sempre, qualunque missione è finanziata con provvedimenti ad hoc perché il bilancio annuale della Difesa non sarebbe assolutamente sufficiente. Da anni le Forze armate sono chiamate a un grande sforzo quasi senza programmazione a lungo termine per mancanza di investimenti di ampio respiro. Il ministro Pinotti l’ha detto con chiarezza: d’accordo il fattore umano, ma «nessun “sistema Difesa” può risultare efficace se le sue risorse tecnologiche finiscono per essere usurate da decenni di impiego e superate da altri innovativi progetti. La tecnologia ha un costo, l’innovazione ha un costo, la modernità dei sistemi di difesa ha un costo. Ma dobbiamo anche essere consapevoli dei ben altri costi che il nostro Paese potrebbe essere chiamato a pagare se si ritrovasse con un “sistema Difesa” inefficace e inefficiente, soprattutto in un mondo come quello attuale e quello che sembra profilarsi in futuro». E allora, ha aggiunto il ministro, «ecco perché non possiamo smettere di investire nelle nostre Forse armate, ecco perché non possiamo permetterci che i nostri sistemi di difesa invecchino, di generazione in generazione, oltre un certo limite: dalle navi agli aerei, dai computer ai radar, dai mezzi blindati alle reti di comunicazione».

Nei mesi scorsi Formiche.net ha fatto cenno più volte alla necessità di una legge speciale per l’Esercito, che si aggiungerebbe al programma F35 dell’Aeronautica e a quanto si fa per la Marina. L’impegnativo discorso del ministro Pinotti delinea una visione d’insieme per un settore che continua a prendere applausi a fronte di mezzi scarsi e usurati e a dispetto delle polemiche che sempre accompagnano i finanziamenti ai militari. Se il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si renderà finalmente conto che si tratta di interventi ineluttabili, i primi segnali dovranno arrivare nella prossima legge di stabilità, anche se si annuncia più problematica del solito: nelle stesse ore della Festa della Marina, per esempio, Renzi garantiva alla platea della Confcommercio che l’anno prossimo l’Iva non aumenterà, rispondendo al presidente Carlo Sangalli per il quale «l’intenzione del governo di non far scattare le clausole di salvaguardia nel 2017 e quindi di non toccare l’Iva è un impegno irrinunciabile per la crescita». Il governo dovrà trovare molti miliardi per affrontare i problemi più diversi, senza considerare le tensioni già palpabili per il referendum sulla riforma costituzionale previsto all’inizio di ottobre. Siamo sicuri che ci si ricorderà delle Forze armate, a parte qualche possibile contentino?

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