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Cosa fa (e non fa) l’Italia per la Marina militare. Parola di De Giorgi

Giuseppe De Giorgi

Per la storia è il Paese a vocazione marittima per eccellenza, insieme al Regno Unito. Ma aggiornando il calendario, oggi la Marina Militare italiana soffre non poco la più solida struttura delle altre flotte europee. Senza scomodare la Gran Bretagna, negli ultimi anni hanno fatto meglio in termini di investimenti e organizzazione Germania, Turchia e persino Grecia tanto per citarne alcuni. L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, a capo della Marina fino a domani, quando il timone verrà affidato a Valter Girardelli, lo sa bene. Tanto che, in occasione della Giornata degli interessi marittimi ieri pomeriggio al Ministero della Marina e promossa dalla Rivista italiana Difesa, è tornato a chiedere al governo una maggiore sensibilità verso la Marina, accompagnata possibilmente da un impegno finanziario continuativo per la costruzione di nuove navi e unità navali.

UNA MARINA (TROPPO) PROVINCIALE

La Marina Italiana dovrebbe (e potrebbe) avere un peso specifico maggiore nello scacchiere mondiale. Per questo va “sprovincializzata, perché a volte ho l’impressione che non ci si renda conto che tutto quell’azzurro che abbiamo intorno al Paese è acqua, una risorsa da proteggere”, ha affermato De Giorgi. “La Turchia negli ultimi anni ha investito molto e anche la Germania e la Francia, che certo rispetto a noi sono Paesi più continentali e molto meno marittimi dato che non hanno le nostre coste. E alla fine vantano un tonnellaggio maggiore del nostro”. Dunque, è l’opinione dell’ammiraglio, “bisogna cercare di aumentare la percezione dell’importanza che il contesto marittimo riveste per questo Paese. E, ovviamente, investirci sopra. Noi oggi chiediamo una politica marittima nazionale. Perché la Marina italiana può e deve essere più presente nel mondo”.

5,4 MILIARDI PER LE NUOVE NAVI? BENE MA…

Certo, negli ultimi anni della Marina non sono certo mancati i successi: “Abbiamo contribuito al contrasto della pirateria, così da permettere al traffico attraverso il canale di Suez di riprendere i suoi ritmi, senza i quali il Mediterraneo sarebbe rimasto praticamente isolato. E poi c’è l’emergenza immigrazione, dove abbiamo salvato migliaia di vite in mare”, ha rivendicato De Giorgi. Il tutto senza dimenticare i 5,4 miliardi sbloccati lo scorso anno dal governo per finanziare la Legge Navale e permettere alla Marina di farsi costruire navi all’avanguardia, come i Pattugliatori Polivalenti d’Altura (Ppa). “Beh, noi ne avevamo chiesti dieci di miliardi, per ora ne abbiamo ottenuti 5,4, siamo molto soddisfatti, ma speriamo ne arrivino altri”. Un appello che fa il paio con un altro intervento di De Giorgi, pochi giorni fa, in cui l’ammiraglio ha auspicato lo sblocco di tutte le risorse chieste dalla Marina.

NUOVE NAVI PER UNA NUOVA MARINA

Ma in un Paese globalizzato come l’Italia non può comunque mancare una flotta che, per quanto ridotta, possa contare su mezzi moderni e all’avanguardia. Come i nuovi Pattugliatori, realizzati da Fincantieri e dotati di tecnologia Leonardo (ex Finmeccanica) e finanziati proprio grazie a quei 5,4 miliardi sbloccati dal governo. Quasi della stessa stazza di una fregata ma molto più moderni e polivalenti “i Ppa sono quegli strumenti flessibili per eccellenza”, ha detto De Giorgi. Le nuove unità “permetteranno alla nostra Marina di superare i limiti delle vecchie fregate, svolgendo i più diversi compiti, dal soccorso alla difesa delle navi mercantili, nei più diversi contesti, perché oggi una Marina deve poter operare in scenari diversi con la massima efficienza”, ha spiegato De Giorgi.

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