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David Cameron, Winston Churchill e la Brexit

Pare che in una delle notti scorse un gruppo di aristocratici, autorevoli membri della Camera dei Lords, si sia radunato intorno ad un tavolino zoppo per interrogare lo spirito di Winston Churchill sulla Brexit. Dopo pochi minuti il tavolino si è messo a danzare come una telescrivente, ripetendo più volte, in modo ossessivo: “Not in my name’’.

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Dopo qualche minuto, gli astanti hanno capito che lo spirito indicava loro il numero di una pagina della raccolta dei Discorsi parlamentari di Churchill. La segnalazione riguardava il primo intervento – da capo del governo – pronunciato il 19 maggio del 1940 alla Camera dei Comuni. Uno dei presenti, allora, si è messo a leggerlo ad alta voce: “Dietro di noi , dietro le armate di Gran Bretagna e Francia si raccoglie un gruppo di Stati sconquassati e di razze bastonate: i cechi, i polacchi, i norvegesi, i danesi, gli olandesi e i belgi, sopra i quali tutti una lunga notte di barbarie discenderà, non rischiarata neppure dalla stella della speranza, se non vinciamo, come vincere dobbiamo: come vinceremo’’. Proseguiva, poi, il grande statista: ‘’Se noi riusciamo a tenere testa ad Hitler tutta l’Europa potrà essere libera e la vita del mondo potrà inoltrarsi in vasti territori assolati’’.

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La seduta spiritica si è chiusa al canto dell’inno nazionale.

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Un Plutarco redivivo, incaricato di riscrivere ‘’Le vite parallele’’ con riferimento a personalità nostre contemporanee, finirebbe per accoppiare Matteo Renzi e David Cameron. Un comune destino politico in un referendum popolare.

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’Podemos?’’.’’ No puede!’’

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