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Dedicato a Silvio Berlusconi

milan, centrodestra

Dedicato a Silvio Berlusconi nelle ore dell’operazione a cuore aperto.

‘’Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Su prati erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. E’ il ristoro dell’anima mia. Per sentieri diritti mi guida per amore del santo suo nome, insieme a Lui io mi sento sicuro. Se camminassi per una valle oscura non temerei alcun male, perché Tu sei con me: il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Quale mensa Tu imbandisce per me sotto gli occhi dei miei nemici! Ed ungi d’olio il mio capo; il mio calice trabocca. Bontà e grazia mi saranno compagna finché dura il mio cammino. E abiterò nella casa del Signore lungo tutto il migrare dei giorni’’. (Salmo 23)

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Una delle principali critiche che si rivolgono al “modello Renzi’’ del potere è quella di non tenere conto del fatto che, in una società complessa, possono e devono svolgere un ruolo importante i c.d. corpi intermedi ovvero i grandi soggetti collettivi come i partiti, i sindacati e le organizzazioni sociali ed economiche in generale. Nello stesso tempo, il “modello Renzi’’ è accusato di essere tuttora succube della politica tedesca del rigore, dei conti in ordine e della “economia sociale di mercato’’. Il combinato disposto di questi due elementi – modello di democrazia che salta i corpi intermedi e si rivolge direttamente al popolo; politica di equilibrio nei conti pubblici (che per noi significa fiscal compact) – vengono indicati come i veri motivi della crisi e della difficoltà di lasciarsela alle spalle. Il fatto è che la Germania, non solo conferma delle discrete performance sul versante dello sviluppo economico e dell’occupazione, ma nel “modello tedesco’’ i grandi partiti (in piena coerenza con i grandi filoni identitari della tradizione europea) mantengono ancora la loro funzione mentre i sindacati non sono affatto emarginati. In sostanza, la società pluralista del Novecento – rimpianta a calde lacrime in Italia – in Germania “vive e lotta insieme a noi’’.

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In sostanza, continuiamo a sentirci vittime di una “egemonia tedesca’’, la quale è accusata di imporre delle scelte politiche che, dove vengono attuate con serietà e rigore, funzionano e realizzano quanto da noi – si dice – sarebbe necessario per il consolidamento delle crescita e il rafforzamento della democrazia e della partecipazione. Dobbiamo pensare che tra noi e i tedeschi vi sia un problema di carattere antropologico e che sia così rilevante da incidere sul destino dei nostri due popoli?

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Il disegno di legge recante la nuova Camera”’espressione del regime totalitario fascista’’ fu approvato con 216 voti favorevoli e 15 contrari, il 16 marzo del 1928. Era previsto un unico Collegio nazionale composto da 400 deputati. Il diritto di proporre le candidature era riservato alle Confederazioni nazionali legalmente riconosciute e ad alcuni enti morali ed associazioni di importanza nazionale indicati da un’apposita commissione parlamentare. Le confederazioni proponevano ottocento nomi, gli altri enti ed associazioni duecento. In base a queste mille designazioni il Gran Consiglio del Fascismo, divenuto organo costituzionale, poteva aggiungere altri nominativi di ‘’persone di chiara fama nelle scienze, nelle lettere, nelle arti, nella politica e nelle armi’’. Provvedeva, poi, a formulare la lista definitiva (e bloccata) dei 400 candidati a cui l’elettorato, nelle urne, doveva rispondere con un sì o con un no. Ciò premesso, la storia non si ripete mai, almeno con le stesse modalità. Pertanto, ogni eventuale riferimento ad analoghe situazioni dei nostri giorni è puramente casuale.

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