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Ecco come Silvio Berlusconi continua a deludere il Foglio

Atteso sul Foglio, il cui direttore Claudio Cerasa ne aveva preannunciato un’intervista aprendo con quella a Matteo Renzi “una serie” di incontri “rapidi con tutti i principali leader politici” per capirne i progetti, senza attendere i risultati del primo e del secondo turno di queste elezioni amministrative riguardanti ben 1368 Comuni, Silvio Berlusconi è comparso, sempre con un’intervista, su Libero Quotidiano. Di cui ha recentemente ripreso la direzione Vittorio Feltri, con un brusco commiato di Maurizio Belpietro, che era deciso a sostenere la campagna referendaria del no alla riforma costituzionale targata Renzi. Un no come quello di Berlusconi, che ha sinora resistito a tutti gli appelli del Foglio a cambiare schieramento per non trovarsi sino ad ottobre in una imbarazzante compagnia: per esempio, con le toghe della corrente di sinistra chiamata Magistratura Democratica, con Beppe Grillo, con i vendoliani, con Gustavo Zagrebelsky, oltre che con i leghisti che lui pensa di recuperare pienamente al “suo” centrodestra dopo “i capricci” fatti a Roma, nella corsa al Campidoglio, sostenendo o addirittura incitando la sorella dei Fratelli d’Italia Giorgia Meloni a candidarsi a sindaco. E ciò dopo che lui – l’ex Cavaliere – aveva già messo in pista Guido Bertolaso, prima di farlo ritirare per convergere su Alfio Marchini.

Vittorio Feltri, invece, anche se non vuole sentirsi dare del renziano, dando addirittura del “coglione” –scusate la parolaccia- a chi lo fa, è quanto meno tentato dal sì al referendum, considerando la pur pasticciata riforma costituzionale “meglio di niente” o dello “zero assoluto”. Così lo stesso Vittorio Feltri, prima ancora di riassumerne la direzione, definì l’alternativa a Renzi nel primo articolo scritto tornando dal Giornale della famiglia berlusconiana al quotidiano da lui stesso fondato. Un articolo titolato in prima pagina pressappoco così: “Vi spiego perché considero Berlusconi finito”, almeno sul piano politico. E giù con apprezzamenti anche pesanti sul piano personale, sino a ricorrere all’immagine della “macchietta”, pur riconoscendo onestamente di dovergli essere grato per tante cose e di averlo a lungo sostenuto con convinzione.

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Intervistato in particolare da Pietro Senaldi, che del giornale della famiglia Angelucci è il direttore responsabile, diversamente da Vittorio Feltri che ha preferito esserne direttore editoriale per risparmiarsi gli inconvenienti giudiziari che spettano appunto al responsabile, Silvio Berlusconi ha cercato di dare praticamente la carica ai suoi ex elettori, fra i quali immagino lo stesso Feltri, pur sapendolo tanto deluso da lui. Egli ha detto che sa bene come “tirare su” la sua Forza Italia dalla crisi in cui è caduta per le condizioni di scarsa agibilità, diciamo così, in cui l’ha posto la magistratura con una lista di processi che non finisce mai, ma soprattutto con una condanna definitiva per frode fiscale che gli è già costato il seggio al Senato, e gli impedisce ancora per tre anni di ricandidarsi al Parlamento, tanto meno alla guida del governo. Dove, in verità, Berlusconi mostra, almeno a parole, di non voler tornare di persona, pronto a cercare con gli alleati un presidente più giovane.

L’ottimismo di Berlusconi nella possibilità di recupero elettorale, ripetendo – ha spiegato – gesta già compiute in passato, anche nelle ultime elezioni politiche del 2013, quando mancò con il suo ancora Pdl per pochi voti il sorpasso della coalizione di sinistra guidata dall’allora segretario del Pd Pier Luigi Bersani, e quindi la vittoria anche sull’esordiente movimento di Beppe Grillo, nasce dalla convinzione che in gran parte i suoi tanti, veri, antichi elettori non lo hanno tradito votando per altri partiti. Essi sono solo “disertori” delle urne. Hanno smesso di votare, pronti quindi a tornare da lui se vorrà e saprà recuperarli, portandosi appresso anche i suoi vecchi alleati, nonostante i “capricci” di Salvini e della Meloni, con volti e progetti nuovi. Per esempio, promettendo di portare le pensioni minime a 1000 euro mensili, come una volta riuscì a portarle a 500. Di togliere all’Inps “il monopolio” della previdenza sociale, che si confonde rovinosamente con la costosissima assistenza. Di abbassare veramente le tasse, non come Renzi. Che da una parte le abbassa e dall’altra le aumenta o le lascia aumentare più di quanto le abbia ridotte.

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Ma soprattutto, secondo Berlusconi, l’attuale presidente del Consiglio va fermato nella sua bulimia di potere facendogli perdere in autunno il referendum sulla riforma costituzionale, che combinata con la nuova legge elettorale della Camera – quella chiamata Italicum, alla cui approvazione tuttavia i suoi parlamentari di Forza Italia concorsero in modo decisivo al Senato, prima che il Patto del Nazareno s’infrangesse contro l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale – assicurerebbe a Renzi le condizioni di un regime.

A chi è terrorizzato dall’idea di una crisi senza alternative, visto che Renzi l’ha preannunciata con le sue dimissioni in caso di sconfitta, Berlusconi già prima di lasciarsi intervistare da Libero aveva più volte annunciato nei giorni scorsi la disponibilità a concorrere alla formazione di un nuovo governo di larghe intese e di scopo, per l’approvazione della nuova legge finanziaria e di una nuova legge elettorale con la quale fare rinnovare le Camere dagli italiani. Che quindi, secondo l’ex Cavaliere, il presidente della Repubblica non potrebbe rimandare alle urne, come avverrebbe in caso immediato, con due leggi diverse: la nuova per la Camera, con tanto di premio di maggioranza alla lista più votata, e con la vecchia per il Senato, senza premio di maggioranza, a livello regionale, e senza liste bloccate: l’uno e le altre abolite dalla Corte Costituzionale con l’intervento sul cosiddetto Porcellum, di conio berlusconiano.

Vasto programma, avrebbe detto il vecchio generale e presidente francese Charles De Gaulle. Un programma basato comunque sul ritorno di Renzi a casa. Ma chi glielo dice a quelli del Foglio, che vorrebbero invece riesumare l’intesa fra Berlusconi e il suo “royal baby”, come il fogliantissimo Giuliano Ferrara chiama l’ex sindaco di Firenze e attuale inquilino di Palazzo Chigi, oltre che segretario del Pd? Lo dirà probabilmente lo stesso Berlusconi nell’intervista prenotata o preannunciata da Cerasa.


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