Il 12 maggio gli Stati Uniti hanno inaugurato la loro nuova base missilistica a Deveselu in Romania. Il vecchio aeroporto sovietico è stato interamente ristrutturato con un investimento di 800 milioni di dollari e ora ospita il sistema di difesa missilistico Aegis Ashore, la versione terrestre del sistema antimissile navale Aegis. Il complesso, già operativo, comprende infrastrutture di sorveglianza radar AN/SPY-1 e lanciatori verticali per 24 missili Standard SM-3 Block IB coordinati da una centrale operativa in grado di individuare missili balistici intercontinentali lanciati dalla Russia occidentale e diretti sugli Stati Uniti lungo traiettorie destinate a sorvolare la Scandinavia e il Mar Baltico.
LA RISPOSTA DI PUTIN
Non si tratta solo di uno “scudo spaziale” ma anche di un sistema di attacco: la stessa base è in grado di gestire e guidare anche missili cruise Tomahawk – eventualmente dotati di testate nucleari – che ora possono minacciare installazioni civili e militari nella Russia sudoccidentale, inclusa la Crimea. Il giorno successivo è iniziata la costruzione di un analogo sistema in territorio polacco. Si prevede che diventerà operativo entro il 2018 completando così il Complesso Europeo di Difesa Antimissili Balistici (BMD).
Entrambe le mosse americane sono giudicate, secondo quanto riporta la BBC, in violazione del Trattato del 1987 sulle Forze Nucleari a Raggio Intermedio (INF) che proibisce esplicitamente il dispiegamento a terra di missili cruise con una tangenza operativa compresa fra 500 e 5500 km. Per questo Viktor Ozerov, capo del Comitato Nazionale sugli Armamenti nella Camera Alta del Parlamento Russo, ha ventilato la possibilità che la Russia possa abbandonare il tavolo dei negoziati per il rinnovo del Trattato sulla Riduzione delle Armi Strategiche (START).
Ma chi si aspettava proteste esclusivamente diplomatiche è già rimasto deluso: la Russia ha sparigliato le carte iniziando i lavori per la realizzazione di un sistema missilistico completamente asimmetrico ma al contempo più economico rispetto al BMD. Diventerà anch’esso operativo entro il 2019 e prende il nome, come scritto dal giornale South Front, da “Barguzin”: il forte vento dell’Est che soffia sopra il Lago Baikal e che porta il nome del fiume che vi sfocia.
I NUOVI MISSILI MADE IN RUSSIA
Si tratta di un sistema di missili da combattimento montati su convogli ferroviari (BZhRK): una piattaforma mobile che ospita sei missili balistici intercontinentali di ultima generazione RS-24 “Yars” (codice NATO SS-27 Mod 2). Ogni missile ospita quattro testate termonucleari a rientro indipendente con una potenza esplosiva totale compresa fra 0,4 e 1,2 Megaton (da 33 a 100 volte la potenza della bomba A di Hiroshima). Ma le versioni più avanzate sono in grado di trasportare ben dieci testate, ciascuna in grado di colpire un bersaglio indipendente. Si tratta dell’ultima generazione di missili balistici intercontinentali: possono distribuire testate termonucleari su bersagli distanti fino a 11.000 km con una precisione di 100 metri. Le testate sono in grado di manovrare per evitare i missili antimissile lanciati per abbatterle. In pratica, ogni treno del sistema Barguzin, da qualsiasi punto della Russia, sarà in grado di distruggere 60 città o installazioni militari sull’intero territorio degli Stati Uniti.
Verranno inquadrati in divisioni della Raketnyye Voyska Strategicheskogo Naznacheniya (RSVN, la sezione delle forze armate che dispiega i missili strategici). Ciascuna divisione sarà divisa in cinque reggimenti, ognuno dei quali avrà la responsabilità di un convoglio Barguzin.
DA DOVE VENGONO
In realtà, l’idea non è completamente nuova: la Russia disponeva di 12 treni nucleari del sistema “Molodets” (in russo: “bravo ragazzo”), ciascuno in grado di portare tre missili a testata multipla RT-23 (codice NATO SS-24 “Scalpel”), ciascuno in grado di contenere dieci testate per una potenza esplosiva di 550 kiloton ciascuno. Ogni missile pesava oltre 100 tonnellate e doveva essere trasportato in un vagone dotato di una serie di giunti speciali a cavallo fra i vagoni in modo da scaricare l’enorme peso del missile e del sistema di lancio non solo sui quattro assi standard di un vagone ma anche su altri quattro appartenenti al vagone precedente ed al successivo. Inoltre, i convogli Molodets dovevano essere trainati da ben tre locomotori; erano perciò facilmente riconoscibili rispetto agli altri. Sono stati smantellati nel 2005.
DOVE ANDRANNO
Ma quello che rende veramente micidiali i nuovi treni nucleari è che, a differenza dei più potenti ma meno precisi e più onerosi sistemi precedenti, i treni Barguzin sono perfettamente mimetizzati da convogli merci: ogni singolo missile in assetto di combattimento pesa meno di 50 tonnellate in soli 23 metri e può essere comodamente trasportato in un vagone che all’esterno risulta perfettamente identico a qualsiasi altro vagone merci. Anche l’emissione infrarossa è stata studiata in modo da simulare quella di un innocuo vagone frigorifero. Saranno egualmente mimetizzati anche gli altri vagoni del convoglio contenenti il sistema di lancio, controllo, collegamento, i sistemi di difesa elettronica, antispionaggio ed antiterrorismo, il carburante, i vagoni passeggeri per il personale, le scorte e la logistica sufficienti a rendere tutto il sistema completamente autosufficiente ed autonomo per alcuni mesi.
I singoli Barguzin, costituiti da 15 vagoni ma liberamente scomponibili e ricomponibili per ingannare tanto i satelliti spia quanto gli osservatori sul terreno, potranno percorrere fino a 1000 km al giorno all’interno degli 85.000 km di binari e innumerevoli tunnel ferroviari che compongono la rete ferroviaria russa mescolandosi e confondendosi con altri convogli per un totale di 930.000 vagoni merci trainati da oltre 20.000 locomotori. Potranno inoltre godere delle infrastrutture (tunnel militari blindati, basi di rifornimento e di manutenzione sotterranee) già costruite per i Molodets e mai smantellate.
TUTTA COLPA DELLA DISINFORMAZIONE
La leggenda vuole che, come riportato da South Front, siano stati gli americani i primi a studiare la fattibilità di un treno nucleare. Avendo verificato che il progetto era impossibile a causa di un sacco di difficoltà tecniche, la CIA, come scritto in un report del Foreign Mititary Studies Office (FMSO), iniziò una sofisticatissima campagna di disinformazione, per convincere l’Unione Sovietica che in realtà gli americani disponevano effettivamente di treni nucleari e forzarla a spendere miliardi di rubli per tentare di imitare gli USA in un progetto assolutamente impossibile. I russi ci cascarono in pieno… e realizzarono il sistema Moldets.
I Barguzin – enormemente più precisi e sofisticati dei Molodets – costituiscono un sistema d’arma molto più semplice, efficiente e – soprattutto – economico di un solo sottomarino nucleare di classe Borei. Inoltre, sono virtualmente invisibili non perché nascosti nelle profondità marine ma perché si possono confondere fra una enormità di treni virtualmente indistinguibili in movimento su un territorio largo nove fusi orari. “Come un ago in un pagliaio” ha detto il generale Colin Powell. È previsto che rimarranno in servizio almeno fino al 2040.
NO LIMITS
In base agli accordi START 2 firmati nel 1993, la Russia è stata privata dei treni Molodets nel 2005. 10 sono stati smantellati e 2 sono stati demilitarizzati e inviati al museo ferroviario della “Stazione Varsavia” di San Pietroburgo. Ma il nuovo trattato START (SNV-III) non pone più restrizioni allo sviluppo di sistemi mobili di questo tipo. È evidente che l’entrata in servizio dei sistemi Aegis Ashore del complesso europeo di difesa antimissili balistici in Romania e Polonia non renderà i diplomatici russi molto disponibili a ridiscutere questa parte del trattato.